È dei
giorni scorsi la notizia – ampiamente passata inosservata – che il ministro
dell’Energia, delle miniere e dell’industria della Federazione di Bosnia
Erzegovina (FBiH), Erdal Trhulj, ha confermato l’imminente firma del contratto
di concessione per la prospezione petrolifera sotto il territorio bosniaco,
dove vi sarebbero riserve petrolifere per circa un miliardo di barili di
petrolio.
Questa
notizia è nota fin almeno dalla fine degli anni Ottanta, ovvero il periodo
immediatamente precedente l’esplosione della guerra in Bosnia Erzegovina
(1992-1995).
Oggi
tutti continuano a parlare della Bosnia come di un Paese povero e privo di
risorse, in cui la gente si sarebbe azzannata e sbranata per questioni religiose
ed etniche. La verità è che queste questioni non solo non c’entrano nulla ma
sono state praticamente inventate a tavolino, e che quella di Bosnia è stata
una guerra d’aggressione militare con l’obiettivo non solo di smembrare il Paese
in due ma anche di accaparrarsi le sue risorse. Petrolio e acqua dolce in
testa. Raccontarlo, a volte, equivale a essere presi per pazzi. Ora invece quel
che si sa in ristretti circoli da qualche decennio e che ho dettagliatamente
raccontato nel mio “Bosnia express”
riceve un’ulteriore conferma direttamente da una fonte ufficiale
bosniaco-erzegovese. Vediamo quanti decenni occorreranno prima che giornalisti
e politici italiani (per non parlare dei cooperanti) capiscano. Per approfondimenti,
consiglio vivamente la lettura di “Bosniaexpress”, prossimo all’esaurimento della terza edizione, pari circa a
quattromila copie vendute.