lunedì 22 dicembre 2014

La Republika Srpska di Bosnia ha il nuovo governo

Poco più di due mesi dopo le elezioni dello scorso 12 ottobre, la Republika Srpska di Bosnia (Rs) ha un nuovo governo. Il parlamento dell’entità a maggioranza serbo-bosniaca, che insiste sul 49 per cento circa del territorio nazionale bosniaco-erzegovese, ha infatti votato la fiducia con 44 voti a favore e 37 contrari al governo guidato da Željka Cvijanović – classe 1967, bionda ex insegnante di lingua e letteratura inglese oltre che già ministro per le Relazioni economiche e per la cooperazione regionale – che rappresenta in realtà una scelta di continuità voluta dal presidente ultranazionalista Milorad Dodik, poiché Cvijanović ha guidato l’esecutivo con cui la Rs è andata alle urne.
La maggioranza che sostiene il nuovo governo di coalizione è composta dall’Alleanza dei socialdemocratici indipendenti (Snsd – che esprime otto ministri), dal Partito socialista (quattro ministri), dall’Alleanza democratica del popolo (tre) e da un partito di minoranza croata, a cui è stato concesso il contentino di un ministero. Nonostante l’abbondanza di aggettivi che richiamano alla “democrazia” nel nome dei partiti parte di questo progetto politico, si tratta di una coalizione nazionalista che, se volessimo definire con modelli politici italiani, può essere considerata ampiamente di destra.
Secondo il confermato primo ministro Cvijanović – la cui posizione riguardo il genocidio di Srebrenica è da sempre fumosa, a voler essere ottimisti – prevalente missione del nuovo esecutivo sarà la costruzione di un sistema economico stabile che favorisca la crescita e la creazione di nuovi posti di lavoro. Per accelerare la secessione dalla Bosnia Erzegovina, avrà pensato sornione il padre-padrone Dodik, il presidente filo-russo che vuole fare della Rs un Paese indipendente nel panorama dei nuovi fulminati sulla via per il Cremlino, in spregio al recente passato e agli Accordi di Dayton.