lunedì 18 aprile 2011

Psiconazionalismo in Bosnia: quando la verità sconcerta

Carissimi,
vi regalo la prefazione che ho avuto il piacere e l'onore di scrivere per il libro di un caro amico, lo storico e scrittore Angelo Lallo, autore dello splendido e documentatissimo IL SENTIERO DEI TULIPANI. PSICONAZIONALISMO IN BOSNIA ERZEGOVINA (Infinito edizioni, aprile 2011), un libro che vi consiglio assolutamente.
Buona lettura (spero...)!


Angelo Lallo è un ottimo ricercatore storico sebbene egli preferisca definirsi “atipico”. È – caratteristica comune agli studiosi, rari, del suo stampo – uomo paziente e ricco di fede. Non specificamente di fede religiosa, che in Bosnia Erzegovina – di cui ottimamente scrive – è mezzo e scorciatoia in mano a nazionalisti furbi e corrotti, non di rado con le mani ancora grondanti del sangue dei civili morti nel conflitto del 1992-1995. No, la sua è incrollabile fede nella capacità umana di ricercare la verità, passo dopo passo, granello dopo granello, e di fronte a essa stupirsi, ancora una volta. E indignarsi, genuinamente.
Il sentiero dei tulipani è in effetti anche più che un atto di fede. È, forse prim’ancora, professione d’amore. Per la Bosnia Erzegovina, per la sua gente meravigliosa e ferita – ma direi, vincendo una sorta di tabù, traumatizzata, individualmente e collettivamente. Ed è una professione d’amore per la Storia, le sue cause, i nessi, gli effetti. Mai casuali. Sempre determinati dall’uomo, dunque da ciascuno di noi. A volte col voto. Altre con l’indifferenza. Altre ancora con l’azione.
Anni di ricerche sapienti e di profonda immedesimazione nell’orrore del conflitto bosniaco hanno portato Lallo, mai schierato, a studiare col piglio non solo dello storico di professione ma finanche dello storico della psichiatria le cause profonde e da molti non coffessabili del macello balcanico di fine secolo.
Documenti e testimonianze alla mano, l’autore dimostra qui, per la prima volta, che non solo la guerra bosniaca non ha avuto alcuna causa etnico-religiosa – come anche altri hanno cercato di spiegare, cozzando continuamente contro il muro di gomma di un giornalismo ottuso e superficiale e della propaganda ideologizzata – ma che il Paese è stato laboratorio prescelto fin dagli anni Ottanta del cosiddetto Secolo breve di folli speculazioni teoriche che hanno portato un gruppo di psichiatri, psicologi e biologi, preceduti e poi guidati da Jovan Rašković, a saccheggiare a loro piacimento la filosofia, la teologia, la genetica per creare a tavolino le basi teoriche di un nazionalismo senza precedenti, che ha fatto scempio di ogni valore per raggiungere lo scopo di mettere gli appartenenti di un unico popolo gli uni contro gli altri. È stata la cricca guidata nelle terre di cultura serbo-ortodossa da Slobodan Milošević e dal sanguinario“poeta” Radovan Karadzić, in quelle croate da Franjo Tuđman, a carpire a piene mani dall’ideologia distorta e razzista coniata da Rašković gli strumenti essenziali per creare artefattamente un odio sociale che – nutrito dei traumi mai curati della seconda guerra mondiale e della riscoperta malata e strumentale di miti rivisti a tavolino, e basato sulla forzata unione tra identità, etnia e religione, divenuti sfacciatamente sinonimi – ha finito col dividere in tre parti un sol corpo, portandolo all’autodevastazione dell’identità comune, della cultura ampiamente condivisa, di una società fondata su un rispetto reciproco non di facciata.
Il libro di Lallo è illuminante e al contempo sconcertante. Ed è sconcertante perché spiega, con parole di una chiarezza esemplare che solo un ottimo scrittore può essere capace di vergare, come un gruppo di ipocriti assassini, assistiti dalle gerarchie religiose e sostenuti da alcuni circoli politici ed economici internazionali, abbia saputo non solo creare a tavolino e poi realizzare le basi per un genocidio umano e culturale, ma persino spacciare tanto ai loro concittadini quanto al mondo intero per certezze accertate quelle che altro non sono se non sanguinose bugie, tragiche mistificazioni, volgari strumentalizzazioni. Non sono i bosniaci a non poter vivere insieme. Sono stati costoro – e altri come loro – a essere per scelta dei furbi, vigliacchi, volgari assassini e profittatori, mescitori di zizzania, profittatori di dolore.
Il sentiero dei tulipani dovrebbe essere letto e studiato in tutte le scuole bosniache. Questa è la verità. Quelle stesse scuole in cui, tuttavia, vige un sistema non di rado di apartheid tra gli studenti appartenenti alle diverse nazionalità che compongono il Paese e in cui i ragazzi studiano su libri di storia bugiardi scritti e stampati non con la logica di insegnare la Storia ma con il fine di inculcare la propaganda. Anche in Italia, tra i politici più potenti, c’è chi ritiene che la scuola debba inculcare. Meglio non dimenticarlo. Meglio non rimuovere i parallelo tra “noi” e “loro”, che non sono pochi e non sono poco preoccupanti.
La Bosnia ha bisogno di questo libro e di conoscere la verità sull’esperimento folle di cui è stata ignara vittima. In attesa che questo sia possibile – e verrà il giorno in cui i nazionalisti verranno cacciati dal potere e finalmente la cortina di menzogna che aleggia sul Paese potrà cominciare a essere strappata – è bene che il pubblico italiano legga con attenzione Il sentiero dei tulipani poiché la deriva della politica nostrana ci sta conducendo non lontani da una balcanizzazione ben diversa da quella raccontata dai nostri media e dai nostri politicanti ma, purtroppo, assai vicina a quella che qui Angelo Lallo racconta e in cui la Bosnia ha perso se stessa.
A volte fa bene svegliarsi di soprassalto dai brutti sogni. Ebbene, l’autore ci spiega qui che la Bosnia, che tutti noi, non abbiamo vissuto un incubo bensì una dolorosa e devastante realtà, peggiore di ogni cattivo sogno che possa averci angosciati da bambini. È giunto il momento di farcene una ragione e di comprendere a fondo le cause di questo realissimo incubo, affinché davvero quanto accaduto nei Balcani non si ripeta più, nonostante il mondo e l’Italia stessa siano popolati di gente che giorno dopo giorno segue, più o meno coscientemente, le orme raggrumate di sangue che hanno percorso mostri dalle fattezze umane come quelli che la recente storia dei Balcani ci ha consegnato.
Oltre che un originale libro di Storia, con incursioni nella storia della psichiatria, questo lavoro di Angelo Lallo è anche un fondamentale monito a tutti noi a mantenere alta l’attenzione e ad aprire gli occhi. Perché non c’è nulla di peggio che credere acriticamente ai guru e ai falsi profeti che, di tanto in tanto, la vita ci mette davanti. A nessuno possiamo cedere il controllo del nostro cervello e delle nostre vite. Perché poi, al risveglio, potremmo scoprire di esserci consegnati a dei mostri. O, e questo è il peggio del peggio, di esserlo diventati noi stessi.