martedì 4 ottobre 2011

Di ritorno dalla Bosnia, alcune riflessioni (e saluti a studenti e prof dell'Università di Lecce)


Ho preferito, nel mio stile, fare le cose zitto zitto. Ora che siamo tornati, però, credo valga la pena spendere qualche riga su una bella esperienza che ho vissuto per una settimana in Bosnia Erzegovina con un gruppo di 24 tra studenti e professori delle facoltà di Scienze politiche e Lingue dell’Università di Lecce.
Organizzato da Giacomo Cazzato, dinamico e impegnato studente oltre che assessore di un comune della provincia leccese, il viaggio si è svolto dal 23 al 30 settembre scorsi ed è stata, tra l’altro, per me un’occasione più unica che rara per testare dal vivo, in loco, il mio nuovo libro “Saluti da Sarajevo”, un lavoro ibrido a metà tra appunti di viaggio, storia (circa 4.500 anni) della Capitale bosniaca, guida turistica e libro di fotografie.
Ma di “Saluti da Sarajevo”, già in vendita nelle librerie, vi parlerò nei prossimi giorni.
Dopo una mattinata di formazione in facoltà a Lecce, siamo partiti in treno in 25 (io, Giacomo, gli ottimi professori Attilio Pisanò e Daniele Di Luca, il bravo fotografo Paolo e 20 laureandi) con destinazione Bari, dove ci siamo imbarcati la sera del 23 sul traghetto per Dubrovnik. La mattina del 24, sbarcati in terra croata, siamo saluti sul bus di linea Dubrovnik-Sarajevo, con partenza alle 8,00, e nel primo pomeriggio siamo arrivati nella capitale della Bosnia Erzegovina, che ci ha accolti con un sole caldo e il cielo dei giorni migliori.
Certo, troppo pochi i giorni per visitare tutta la città, ma abbastanza per vedere i luoghi più importanti (tranne il tunnel, a causa di 48 ore di sciopero durissimo dei mezzi di trasporto pubblici in città) per poi spostarci a Tuzla e a Srebrenica, tappe meno turistiche ma decisamente formative del nostro viaggio.
I ragazzi e io abbiamo anche avuto modo di assistere a un evento storico: l’ultima serata dell’ultima (la decima) edizione degli Incontri di poesia di Sarajevo, dedicati alla memoria del grande poeta, filosofo e storico bosniaco Izet Sarajlic. L’ultima perché l’Italia del bunga bunga, dei voli di stato a scrocco e degli stipendi d’oro a parlamentari e dirigenti pubblici ha deciso di tagliare il finanziamento a uno degli eventi più importanti di Sarajevo. Per Sergio e per gli amici della Casa della poesia di Salerno non sarà facile reperire i fondi per edizioni a venire, ma tutti insieme speriamo di poter fare qualcosa.
Alla fine della settimana – e dopo incontri importanti con Mario Boccia, Senadin Musabegovic, Irfanka Pasagic, Ado Hasanovic e altri) ho visto occhi lucidi e sorrisi. Spero che l’esperienza per questi splendidi venti ragazze ragazzi e per i loro accompagnatori sia stata utile. Spero che i tanti incontri fatti, le storie apprese, le riflessioni affrontate con rappresentanti del mondo accademico e della società civile locali, le passeggiate chilometriche rigorosamente a piedi (come fare, altrimenti, a conoscere veramente un luogo?) e le abbuffate di cibi a volte tutt’altro che digeribili siano serviti a far scattare in loro la molla della comprensione, che è diversa, ben diversa, profonda e difficile, da quella della conoscenza.
Spero, ancor di più, che la Bosnia e la sua gente (a parte qualche ristoratore cafone e un tantino ladro che si siamo appuntati e che non vedrà mai più nessuno di noi: ma in Italia succede molto di peggio, diciamocelo francamente) siano rimasti nel loro cuore e che tutti loro, insieme o da soli, vorranno, potranno e sapranno tornare a Sarajevo e in Bosnia. Io lo faccio, ogni anno e più volte all’anno, da un decennio abbondante e non riesco a stancarmene mai. Da solo o con le persone che più mi stanno a cuore. Per lavoro o per rivedere gli amici. E tornare a vedere panorami e luoghi, respirare aria, che ormai sono parte di me.
A tutti loro e ai loro due ottimi professori un in bocca al lupo di cuore.
A tutti voi, sempre e di cuore, buon viaggio!
Luca Leone