domenica 9 gennaio 2011

BOSNIA EXPRESS: stasera a Cerignola ma…con brivido. Curiosi? Leggete qui sotto…

Onorate le due date tarantine, oggi ultimo giorno in Puglia con la presentazione di Cerignola di BOSNIA EXPRESS.
Accompagnato dai bravissimi volontari di Amnesty alla stazione di Taranto, dopo due giorni passati nel fresco e delicato abbraccio dei benefici aerosol generosamente e beneficamente erogati qua dall’industria siderurgica che fu di stato, là – ovvero, dalla parte opposta della strada che si fa per entrare e uscire da Taranto – dal gigante petrolchimico che di stato resta, subito la sorpresa: il treno atteso da centinaia di tarantini, alla fine delle sempre brevi vacanze, tarda di 45 minuti. “Si è rotta la motrice e l’hanno cambiata in corso”, dicono passeggeri un tantino accalorati, provenienti da Crotone; “Il convoglio ha inopinatamente investito degli animali sulla tratta”, fa sapere il monopolista ferroviario. Magari tra vent’anni si verrà a scoprire che sono stati i marziani, per suggerire un’avvincente puntata di “Voyager” al Giacobbo nazionale…
L’interno del treno, meraviglioso esempio di modernariato per l’occasione approntato come intercity, poneva immediatamente a suo agio il viaggiatore: valige ciclopiche da scavalcare nei corridoi dei vagoni, non perché non vi siano abbastanza spazi dedicati ai bagagli ma perché le Ferrovie dello Stato ci tengono alla salute dei viaggiatori e vogliono mantenerli in forma; fumo di sigarette nella totale assenza di controllori, perché al Paese servono nuovi campioni di apnea e pare si siano aperte le selezioni; toilette igienicamente al limite, perché anche sull’Isola, in fin dei conti, i cessi non devono essere granché e la vita è un grande e ridente show televisivo – e poi, vuoi mettere: se qualcuno volesse partire volontario per recarsi in un Paese in via di sviluppo a prestare la sua opera, Trenitalia ti vaccina prima e non devi nemmeno fare la fila alla Asl, mettendo di cattivo umore l’ospitale personale medico che in realtà invece che bucarti la chiappa preferirebbe andarsene a sorbire un sicuramente strameritato caffè.
L’accesso allo scompartimento è reso arduo dallo scavalcamento del corpo di un minore, tale Luigino da Crotone, il quale fortunatamente gode di ottima salute ma non della necessaria e benefica educazione per far passare agevolmente un povero anziano, nella fattispecie chi scrive.
Luigino è figlio di Onofrio – chiamiamolo così – virgulto genitore un tantino appesantito a prua che occupa il mio posto, poltrona – chiamiamola così – 115.
- Sa, quel posto sarebbe mio…
- Eh no, mo’ ci sto io!
Ricontrollo il biglietto:
- No no, è mio. Ma mi dica qual è il suo e lo occupo io, non si preoccupi…
- Ah no no! Il posto mio è mio e mi ci metto io!
Siamo in impasse.
Si alza, mi sbuffa in faccia e si siede al suo posto, accanto al mio.
Mi siedo a mia volta, mi volto e Onofrio s’è addormentato, quasi sulla mia spalla. Faccio per spostarlo ma la moglie mi guarda:
- È tanto stanco - fa.
Non oso toccarlo. Intanto Luigino, 5 anni, si avvicina al ragazzo marchigiano del posto di fronte, anch’egli sul punto di addormentarsi.
- Buh – fa Luigino. E il poverino fa uno zompo fin sulla rastrelliera.
La signora sorride, beata.
Minchia, devo arrivare solo a Barletta ma il viaggio si annuncia lungo.
Stando attento a non svegliare Onofrio, tiro fuori il computer dalla borsa, metto le cuffie e ascolto la musica sbrigando un po’ di lavoro.
Onofrio, manco fosse programmato, si desta di colpo e si mette a farsi immediatamente i cazzi miei.
Chiudo, ma per Luigino è ora di pappa.
Lo fa notare simpaticamente in slang alla mamma, la quale in slang lo fa notare a Onofrio, il quale molto in slang urla qualcosa alla moglie, la quale in slang ne rende edotto il caro Luigino. Cinque minuti dopo Luigino ha in mano una baguette salame-e-provola, che finirà nel volgere di pochi minuti appoggiata ovunque, incluso sulle ginocchia del povero giovanotto marchigiano, che nicchia e nicchierà per tutto il tempo.
Improvvisamente l’imbottitura del panino finisce per terra, nello scompartimento. Onofrio e madama si guardano, interrogativi; guadano il figlio; guardano noi. Luigino è inebetito, col panino vuoto aperto nelle manine. Scatta l’istinto educativo di ogni buon genitore, con coordinamento perfetto: Oronzo assesta una zampata a Luigino che finge di piangere; nel frattempo la signora assesta col piedino un colpetto all’imbottitura salame-e-provola che però s’imbizzarrisce finendo sotto il sedile del giovanotto, sotto lo sguardo atterrito della ragazza barese che gli viaggia accanto; immediatamente, neanche fosse uno schema pensato da Arrigo Sacchi, Luigino passa sotto le cure amorevoli di mamma mentre Oronzo sferra una zampata alla palla di salame-e-provola infilandola in goal nell’angolino sotto al sedile, vicino alla porta scorrevole.
I due coniugi si guardano compiaciuti. Luigino ha già in mano un altro panino; missione educativa del buon italiano in viaggio compiuta ma… ma Luigino deve andare in bagno. Panino abbandonato sul sedile, senza salvietta, processione al cesso. Cinque minuti e i tre tornano – “Che puzz! Che schif! – Pare che il bagno fosse lercio. Ua! Novità assoluta…!
Luigino afferra il panino abbandonato sul sedile, si arrampica sulla poltrona, sulla quale pulisce ben bene le scarpine appena sciacquettate in bagno, e comincia agiocare al piccolo tarzan, brandendo al contempo il nuovo panino salame-e-provola. Il giovanotto marchigiano è al collasso. Ma Luigino ha un problema:
- Mamm, me so’ pisciat sott
fa con la dolcezza propria di un bambino di 5 anni, già ben dotato di un importante vocabolario di termini.
Oronzo s’incazza. Quel che dice è irripetibile, perché davvero non capisce nulla. Ma – e qui sta il problema – s’incazza con un bel boccone del suo panino salame-e-provola in bocca.
Oronzo è una mitragliatrice senz’anima. Mentre – come dire – rimprovera alacremente il suo cucciolo, il ragazzo marchigiano è colpito e martirizzato da una salve di sputi da far impallidire il brontosauro raffreddato delle prime scene di Jurassic Park. Il giovane nicchia, ma tentenna. La ragazza barese prende le sue cose e scappa sullo strapuntino in corridoio. La mamma cambia Luigino che, tutto felice, scalzo e nudo se ne va per il corridoio sventolando il pistolino. Dieci a uno che tra cinquant’anni o poco più diventerà presidente del consiglio della Gerontopubblica italiana…
Oronzo finalmente si placa. A Luigino la sfuriata non ha fatto né caldo né freddo. La mamma gli rinserra la belva in nuce tra asciutti panni, gli rimette i pantaloni di sicurezza, le scarpine e il panino salame-e-provola in bocca ma…
Beh, la ragazza appena fuggita è un’appassionata di botanica e di lì a pochi minuti ha la splendida idea di alleviare il suo esilio tra valigioni policroni rallegrandosi con la lettura di un bel librone a colori sulle piante da frutto. Attratto come da una calamita, Luigino si schiaccia mani e faccia contro il vetro che separa corridoio e scompartimento. Ciò che resta del panino cade a terra ma… ragazzi, ormai Oronzo è un campione, il Maradona dell’Aspromonte. Un colpo solo, seppur di punta, ed è goal. Sempre nell’angolino… Sempre quello…
La ragazza commette un’ingenuità.
- Ciao Luigino – gli dice.
Il cacciatore rizza le orecchie. Hunter and the hunted, cantavano nel 1982 i Simple Minds.
- Mi conosci? – fa l’onnivoro slanciandosi fuori dallo scompartimento.
- Hai rotto i coglioni fino a un attimo fa, stronzetto – mi aspetto che gli dica lei.
E invece:
- Ho sentito la tua mamma che ti chiamava così…
No!!!
Povera ingenua. Luigino sguaina il suo miglior sorriso, le punta il libro con l’occhio da coccodrillo, glielo sfila senza che la povera sfortunata possa muovere ciglio, rientra come un predatore nello scompartimento, si accovaccia culo all’aria sulla sua poltrona odorosa di piscio, salame-e-provola, estrae il pennarello rosso dalla tasca e crea. Egli crea. E Oronzo mastica. Egli crea. E la mamma tace. Egli crea. E la ragazza, immobile sullo strapuntino, impallidisce. Luigino, dunque, crea. Ma il panino salame-e-provola di papà, per quanto megalitico, non è eterno.
- Luigì! Roarr sgrunt snort!
Oronzo è di nuovo una mitraglia di parole, saliva e pallottole di mollica fradicia. Il ragazzo è atterrito. Bagnato.
Ma Luigino non reagisce.
Sotto gli occhi amorevoli di mammà, colto da improvviso raptus Oronzo afferra il figlio, lo rivolta come fosse di vartapesta, gli sfila il libro ormai ridotto un cencio, la lancia alla ragazza che ne subisce l’agognato ritorno di dorso, e fa per assestare uno schiaffone a Luigino. Questi, però, si difende e facendolo centra con il pennarello in pieno la manica del maglione beige di papà.
- Gesù Gesù! U maglion nov!
fa mamma mettendosi le mani tra i capelli
- Maporclumondchecazzhafattfigghdemutespezzlegamblumagliunov…!!!
Oronzo è una macchina da guerra. Ma non saprò mai come è andata a finire. Afferro la valigia, passo sui corpi dei due, in ferina lotta, schivo mammà, dribblo la botanica traumatizzata e scendo a Barletta dopo aver superato il corpo di una ragazza dai capelli rossi addormentatasi vicino al cesso con la porta aperta, mentre un signore va a prendere al volo le sue valigie prima che finiscano sui binari.
I ragazzi di Amnesty di Cerignola mi stanno aspettando per la presentazione di questa sera alle 19,00. Ma altro che Bosnia. Stasera sono quasi tentato di raccontare la storia di Oronzo e Luigino…
Vabbuò. Comunque, vi aspetto!
Buona domenica.