giovedì 9 febbraio 2012

La Bosnia e i Balcani nella morsa del gelo

Eldina Pleho mi scrive da Sarajevo che la situazione è veramente difficile: un metro circa di neve, temperature che nelle ore più feredde scendono fino a 23 gradi sotto lo zero. A sarajevo le scuole sono chiuse, il tram è tornato in funzione ma i mezzi pubblici possono girare solo nelle zone pianeggianti e non in quelle collinari, che spesso in città coincidono con le più povere. Speriamo che questa situazione tragica passi presto, anche perché in tanti fanno i conti con poco cibo e scarso riscaldamento, mentre è serio il pericolo che il potenzsiale taglio delle forniture di gas russo colpisca tra i primi proprio i Balcani (e dei "cattivi pagatori" di bollette come i bosniaci).

Nella solo Bosnia sono già almeno dieci le vittime del freddo. Le ultime due sono state, in Federazione, un ragazzo di diciassette anni, scomparso dopo essere uscito da scuola giorni fa e il cui corpo è stato ritrovato ieri, e una donna di 87 anni in Republika Srpska, la prima di questa Entità a maggioranza serbo-bosniaca.
In Serbia non va meglio. Goran, orologiaio che vive a circa cento chilometri da Belgrado che ho consociuto qualche mese fa in Africa, mi scrive or ora via skype per raccontare di una temperatura bassissima e di tante difficoltà soprattutto - come del resto in Bosnia - nei villaggi più lontani dalle grandi città e in quelli montani.
Gli elicotteri sono in azione in tutti i Balcani per portare aiuto a chi ha bisogno e per salvare le persone che vivono nelle zone isolate. Ma se il freddo non si placherà, è purtroppo certo che si conteranno nuove vittime.