Un
bambino d’età non precisata è morto a causa dell’esplosione di un ordigno
anti-persona a Hadzici, un sobborgo di Sarajevo, capitale della Bosnia
Erzegovina. Secondo una portavoce dell’ospedale policlinico di Sarajevo, il
bambino avrebbe azionato l’ordigno con un piede, involontariamente, mentre
giocava.
Oltre
alla morte del minore va registrato anche il ferimento di altri quattro coetanei,
rimasti coinvolti nella medesima deflagrazione. I ragazzini hanno riportato
ferite alle braccia, alle gambe, agli occhi e all’addome.
Sono
oltre seicento le persone – molti i giovani e i giovanissimi – che hanno perso
la vita in Bosnia Erzegovina dal 1996 a oggi a causa delle mine anti-persona o dei
tanti ordigni bellici inesplosi (uxos) disseminati nel territorio bosniaco dal conflitto
del 1992-1995. Da tempo non si verificava un incidente del genere nella
capitale ma ancora oltre due milioni tra mine e uxos inquinano il territorio
bosniaco e la vita di chi vive in quel Paese.
Per poter
bonificare gli ampi tratti di territorio infestato da ordigni bellici
occorrerebbero circa quaranta milioni di euro l’anno nei prossimi sei anni ma
non esiste al momento l’ipotesi di un finanziamento o di una donazione internazionale
alla Bosnia tale da poter mettere in sicurezza il territorio. Per inciso, oggi
gli sminatori bosniaci vengono utilizzati in scenari di guerra come esperti
minatori ma pressoché nessuno di loro viene impiegato in patria. Il risultato è
il susseguirsi di tragedie come quella di Hadzici, a quasi vent’anni dalla fine
di una guerra che sembra proprio non voler finire…