È una delle più grandi mai ritrovate in quell’area, la fossa
comune rinvenuta dagli antropologi forensi nei dintorni di Prijedor, località
della Bosnia nord-occidentale in cui tremenda fu la pulizia etnica durante la
guerra del 1992-1995.
Nella fossa vi sono i resti di decine di persone trucidate
dalla soldataglia serbo-bosniaca e dai paramilitari serbi nella primavera-estate
del 1992. Le vittime sono di nazionalità croato-bosniaca e bosniaca musulmana e
vanno a ingrandire ulteriormente la lista dei morti rintracciati in questa
località, che è destinata ad avvicinarsi alle 2.200 unità (al momento, sono
2.080 le vittime conclamate rinvenute nelle fosse comuni della zona).
A Prijedor, nel 1992, si stima che i militari di Ratko Mladic
e i paramilitari di Arkan abbiano ucciso migliaia e migliaia di persone, forse
addirittura 20.000, molte delle quali risultano al momento ancora scomparse.
Sono almeno 12.000, infatti, gli “scomparsi” durante le guerre balcaniche ancora
mancanti all’appello e anno dopo anno Amnesty International cerca di non far
cadere l’oblio su questa tragedia balcanica.