lunedì 13 ottobre 2014

Elezioni in Bosnia, risultati parziali per presidenza tripartita, parlamenti e presidenza della Rs

In attesa dei risultati definitivi, sembrano sufficienti i parziali, ormai molto avanzati, per comprendere come siano andate le elezioni politiche di domenica 12 ottobre in Bosnia Erzegovina.
Anticipo solo che domani mattina ne parlerò alle 6,20 su Radio Uno a Voci del mattino, la trasmissione condotta da Paolo Salerno.
Partito di maggioranza relativa è, come sempre, quello dell’astensionismo: 46 per cento, contro uno striminzito 54 per cento che è andato a votare. L’affluenza è decisamente più alta, circa dieci punti, rispetto a quella delle passate elezioni amministrative, ma il dato mostra una sempre più marcata e ormai consolidata disaffezione e sfiducia dei bosniaci erzegovesi verso la politica e i politici. Dei circa 3,2 milioni di votanti, in definitiva, su base nazionale poco più di 1,7 milioni sono andati a esercitare il loro diritto-dovere.
Relativamente ai parziali degli spogli, i dati più significativi sono al momento quelli delle elezioni per la presidenza tripartita che, giunti oltre il 90 per cento dello scrutinio, danno per la parte musulmana bosniaca (dieci candidati) in testa il presidente uscente Bakir Izetbegović, con il 32,7 per cento dei voti contro il 27 per cento di Fahrudin Radončić, il Berlusconi musulmano di Bosnia. Buon terzo, con il 15 per cento dei voti, l’outsider Emir Suljagić, ex giornalista, sopravvissuto di Srebrenica, che si sperava potesse togliere il monopolio del potere al populismo e al nazionalismo dei partiti a matrice musulmana di Izetbegović (Sda) e di Radončić (Sbb).
Per l’elezione del candidato croato-bosniaco (quattro candidati), ha corso praticamente da solo e vinto il favorito Dragan Čović, nazionalista “moderato” dell’Hdz BiH, partito d’ispirazione nazionalista filo-croato. A lui oltre il 50 per cento dei voti, contro il 38 circa dell’altro nazionalista, Martin Raguž, candidato dell’Hdz 1990.
Per l’elezione del presidente serbo-bosniaco della presidenza tripartita, al 90 per cento circa dello spoglio appassionante testa a testa tra Mladen Ivanić e la candidata di Milorad Dodik, il potentissimo signore e padrone della Repubblica serba di Bosnia, ovvero la premier dell’entità serbo-bosniaca Željka Cvijanović. Il primo è per ora accreditato di un 48,3 per cento dei voti, la seconda del 48,14 per cento.
Per quanto riguarda il parlamento nazionale, va ricordato che gli scrutini vengono svolti contemporaneamente in tutte e due le Entità ma i partiti presentatisi nelle due Entità sono diversi, a parte alcune eccezioni, il che determina una frammentazione ancora maggiore dei dati finali e impone ancor più difficoltà nel mettere insieme una maggioranza che possa sostenere un governo.
Con il 90 per cento circa dei voti scrutinati, questa la situazione.
In Federazione di Bosnia Erzegovina (FBiH, l’Entità a maggioranza musulmana e cattolica), su 22 partiti che hanno presentato candidati, in testa l’Sda di Izetbegović con il 27,8 per cento dei voti, secondo il Fronte democratico, con il 15 per cento, terza l’Sbb del magnate dei media e degli alberghi Radončić con il 14 per cento, quarta una composita coalizione di partiti e partitini erzegovesi croato-bosniaci, con il 12 per cento, quindi i socialdemocratici (decisamente ridimensionati rispetto al voto di quattro anni fa a causa di corruzione e cambi di poltrone) con il 9,7 per cento dei voti. Il partito meno votato, il Pdp-Ndp, ha preso 138 voti, pari allo 0,02 per cento. Il Partito comunista s’è fermato in diciannovesima posizione, con lo 0,36 per cento.
In Repubblica serba di Bosnia erano ben 29 i partiti candidatisi per comporre la nuova assemblea del popolo, come è denominato il parlamento locale. Nettamente in testa, con il 33 per cento, i nazionalisti del Snsd di Dodik, seguiti dai nazionalisti del Sds, con il 27 per cento. Agli altri, solo le briciole.
I dati relativi ai parlamenti delle due Entità, fermi al 70 per cento dello scrutinio circa, ricalcano abbastanza fedelmente i dati nazionali.
Ultimo dato per l’elezione del nuovo presidente della Repubblica serba di Bosnia. Su 19 candidati, a scrutinio da ultimare è, a sorpresa, in testa di poche spanne il presidente uscente, Milorad Dodik, grande fautore della secessione dell’Entità a maggioranza serbo-bosniaca e amico personale di Vladimir Putin. Dodik ha fin qui accreditato il 47 per cento dei voti, contro il 45 per cento dello sfidante Ognjen Tadić. Agli altri, da divedersi il poco non andato ai due sfidanti.
Possibile che già domani si abbiano tutti i risultati definitivi.