giovedì 23 ottobre 2014

"I bastardi di Sarajevo": dicono i lettori... Giuseppe Modica

Giuseppe Modica ha indovinato il titolo de I BASTARDI DI SARAJEVO in occasione del piccolo concorso che avevo bandito su Facebook. Ricevuto il libro martedì 21 ottobre, pomeriggio, nella sua Torino, pensavo che lo avrebbe letto e speravo che prima o poi mi avrebbe scritto qualche riga per commentarlo. Invece...
Questo è il messaggio che mi ha mandato su Facebook pochi minuti fa. Giuseppe mi ha gentilmente concesso la possibilità di pubblicarlo ed è un piacere farlo. Spero di ricevere presto altri messaggi. Intanto, chi ha un minuto potrebbe cominciare col leggere quello di Giuseppe, che mi ha sorpreso ed entusiasmato. E che ringrazio di cuore.
Ciao Luca,
qualche impressione a caldo e in assoluto ordine sparso. Ho letto "i bastardi" tutto di un fiato. E' qualcosa che mi capita assai di rado, a essere sincero. Ciò, a ben vedere, rivela già che cosa pensi del tuo libro sul piano narrativo: ottimamente scritto, linguaggio semplice, diretto, pulito nel suo essere sporco, incisivo proprio perché schietto e lurido, tremendamente a tono con ciò e chi descrive. Le storie che compongono la storia e la Storia, sono avvincenti. I protagonisti sono appassionanti, ogni personaggio chiede di essere letto e di essere scoperto senza interrompersi mai. Di qui l'esigenza di leggere il tuo libro senza pause. Il quadro entro cui vivono le figure che hai disegnato è un paesaggio dell'anima, della mia anima, che mi sta nel cuore dalla prima volta che ho messo piede nei Balcani. Quindi è stato per me impossibile non leggere senza un grande trasporto emotivo che, all'ultima pagina, strepitava: "ancora, ancora, ancora!".
Attraverso le vite di Fatìma, Azra, il professore, Emina, Snajper, Jovan, Semsudin e Nihad, Dubravko e il giornalista, Andrea e Tommaso sei riuscito a raccontare la storia del collasso jugoslavo, dell'orrore bellico, della nascita difficile e bastarda della Bosnia, la vita depravata dell'oligarchia di potere e quella frustrata del popolo. E lo hai fatto cogliendo i dettagli, rendendo evidenti le sfumature, le verità non raccontate dalle versioni ufficiali che a casa nostra sono rimaste nelle penne, un po' per incapacità a comprendere, molto per mala fede. Lo hai fatto in maniera "semplice", accessibile a tutti, con la capacità di farsi comprendere anche da chi è completamente a digiuno di Balcani e di ciò che lì è accaduto. Bravo, anzi: bravissimo! Questa è una dote eccezionale e rara.
Mi piace molto l'idea del romanzo come strumento per raccontare la Storia e come "espediente" per descrivere la società, l'economia, la socialità, gli equilibri, i patimenti, le ingordigie, le depravazioni di un paese e del suo popolo, di noi.
Mi piace molto l'accento che hai messo sulle "aderenze" e gli intrecci tra Italia e Bosnia, tra italiani e bosniaci. Mi piace ancor di più che tu abbia sfatato il falso mito de "italiani brava gente". Siamo stati molto spesso bugiardi, carogne, assassini, oppressori e spietati torturatori, soprattutto nei Balcani, ed è giusto raccontarlo. Serve per comprendere, a catena, tutta una serie di altre pieghe della storia (la questione delle foibe a esempio... scusami sto divagando un po').
Mi piace tremendamente il tuo "cambio di registro" rispetto a ciò che hai scritto prima. In un autore ho sempre pensato che sia segno non solo di "maturità artistica", ma anche di grande capacità di "osservarsi" e mettersi in gioco.
A riguardo della "rappresentabilità" de i Bastardi: penso sia un testo molto più cinematografico che teatrale. Per tempi, per ricchezza delle situazioni e dei personaggi, per resa delle sfumature e delle complessità. Devo ammettere che la mia "lettura d'un fiato" l'ho vissuta un po' come una serata al cinema. Leggevo e mi sembrava di vederne il film scorrere su un grande telo bianco. Detto questo, dico anche che, a mio parere, con un intervento minimo di adattamento teatrale del testo si potrà ottenere un copione ottimo.
Grazie per averci regalato "I bastardi di Sarajevo", Luca. Si sente la passione, la tua, pulsare dietro le righe, pagina dopo pagina. Si legge il tuo amore per la Bosnia in ogni sospiro, scandito dagli infiniti puntini sospensivi che costituiscono il respiro di un libro vivo.
Buon pomeriggio,
Giuseppe


Sono ovviamente orgoglioso di quanto ha scritto Giuseppe. Ora vi sfido, in positivo, a leggere I BASTARDI DI SARAJEVO con questo spirito, lo spirito giusto, e a raccontarmi le vostre reazioni. I BASTARDI DI SARAJEVO è vivo e aspetta solo d'essere letto e di prendere forma nei vostri occhi, nelle vostre coscienze, nelle vostre anime.