A soli 30 anni è il più giovane capo di
stato al mondo. Due lauree, conosce almeno quattro lingue ed è stato educato in
un importante istituto svizzero. Premesse che ci fanno pensare a un colto,
razionale e illuminato statista del presente e soprattutto del futuro. Un
moderato, perfino un democratico cristiano, come ha sostenuto un noto senatore
italiano. Eppure, a fine 2013, la stessa persona avrebbe pronunciato queste
parole davanti alla sua nazione: «Lo scorso anno abbiamo intrapreso azioni
risolutive per eliminare una fazione di feccia dal nostro partito e questa
epurazione dagli elementi antirivoluzionari lo ha rafforzato».
Stiamo parlando di Kim Jong-un, attuale leader della Corea del Nord, che
distribuisce atrocità alla popolazione coreana da due anni, dopo la morte del
padre Kim Jong-il, avvenuta nel dicembre del 2011. Il nuovo rampollo della
dinastia dei Kim mostra mani macchiate
di sangue, anche del suo stesso sangue: ha assassinato lo zio Jang Song-thaek con l’accusa di aver
tentato un colpo di stato. L’uccisione dovrebbe essere avvenuta per
fucilazione, ma non ci sono testimonianze e, nell’ultimo mese, una notizia ha
popolato la stampa internazionale: Jang
Song-thaek e tutta la sua famiglia sarebbero stati sbranati da 120 cani, seguendo
il “quan jue” coreano.
E questo assassinio è solo
l’ultimo di una lunga serie.
In Corea del Nord le esecuzioni
capitali o le condanne ai lavori forzati sono quasi il pane quotidiano, inflitte
a volte anche per i reati più banali o per aver fatto trapelare informazioni sul
Paese via internet o con il cellulare.
Abbiamo chiesto a Riccardo
Noury, portavoce italiano di Amnesty
International, un’opinione sulle ultime notizie giunte da questo Paese, la
cui mancanza anche dei più basilari diritti umani richiede la massima
attenzione da parte di questa organizzazione internazionale.
Riccardo, la vicenda dell’esecuzione di Jang Song-thaek può essere
esemplificativa del senso di onnipotenza e di impunità che caratterizza i
comportamenti della famiglia al potere e delle alte gerarchie militari che la
sostengono?
Non è ancora chiaro quante sono state le esecuzioni
e cosa sia successo ai cadaveri, anche se le notizie riportate in rete
forniscono particolari agghiaccianti. Non posso confermarle. Quello che è certo
è che tutti i parenti di Jang Song-thaek hanno fatto quella fine. In Corea del
Nord l'epurazione coincide spesso con l'eliminazione fisica. È segno
d'impunità, indubbiamente. Se sia segno anche di forza o di debolezza dal punto
di vista politico, è un'altra questione.
Secondo Amnesty International la Corea del Nord palesa uno scarsissimo rispetto per i diritti umani.
Quali sono le violazioni più allarmanti che Amnesty vuole denunciare? In
particolare puoi parlarci dei campi di prigionia e delle condizioni in cui
versano i detenuti?
La Corea del Nord è uno stato-carcere, con decine
di campi di lavoro, kwanliso, uno dei
quali - il numero 16 - si estende per tre volte la superficie di Washington (la
capitale degli Stati Uniti si estende per 259 Km
quadrati ndr). Vi si trovano decine e decine di migliaia di persone (secondo
alcune stime, due ogni 250 abitanti) detenute in condizioni estreme, spesso
senza aver commesso alcun reato se non quello "associativo" di essere
parenti o amici di oppositori o presunti oppositori. Questa detenzione per
"associazione" colpisce famiglie intere. Il cibo scarseggia, le
condizioni di lavoro sono estenuanti, le torture e le punizioni all'ordine del
giorno. Un ex funzionario di sicurezza del kwanliso
16 ha
raccontato ad Amnesty International
di detenuti costretti a picchiarsi tra loro o scavarsi la fossa prima di essere
uccisi e di donne stuprate e poi scomparse.
Per l'Occidente la Corea del Nord esiste solo sulla cartina geografica: in
che modo la dittatura della famiglia dei Kim ha eretto muri impenetrabili
attorno a un Paese sconosciuto al resto del mondo?
La Corea del Nord è l'esempio più evidente
dell'eredità che la Guerra fredda ha lasciato al mondo odierno. Ricordiamoci
che poco più di sessant’ anni fa c'è stata la guerra, che ha sancito la
divisione della penisola coreana nei due stati nati nel 1948. Quel confine ci
dice, ancora oggi, che la Corea del Nord è dall'altra parte, e di ciò che
accade dall’altra parte non ce ne occupiamo, in modo che non ci si occupi di
ciò che accade dalla nostra parte. La posizione strategica, le incertezza sulla
capacità dei suoi armamenti, la lontananza da interessi vitali dell'Occidente e
al contrario, la protettiva vicinanza della Cina fanno il resto. Inoltre, le
autorità nordcoreane controllano strettamente, e lo vietano del tutto nei
confronti degli organismi per i diritti umani, l'ingresso nel Paese, così come
controllano ancora più strettamente sia i mezzi d'informazione che l'uscita delle
persone dal Corea del Nord. Coloro che ce l'hanno fatta a evadere da un kwanliso e a lasciare il Paese sono
pochi e per questo le loro testimonianze sono preziose. Il fatto che le notizie
siano molte e la mancata immediatezza della loro trasmissione costringe le
organizzazioni per i diritti umani a incrociare informazioni, a fare doppie e
triple verifiche prima di poterne rendere conto.
Proprio per l'impossibilità di entrare nel Paese, Amnesty International ha dovuto ricorrere al satellite per documentare l'ampliamento dei campi di lavoro, che inglobano via via chilometri quadri di territorio, compresi i villaggi e le persone. Qui si possono vedere alcune immagini: http://www.amnesty.it/Corea-del-Nord-cresce-sistema-repressivo-dei-campi-di-prigionia
Proprio per l'impossibilità di entrare nel Paese, Amnesty International ha dovuto ricorrere al satellite per documentare l'ampliamento dei campi di lavoro, che inglobano via via chilometri quadri di territorio, compresi i villaggi e le persone. Qui si possono vedere alcune immagini: http://www.amnesty.it/Corea-del-Nord-cresce-sistema-repressivo-dei-campi-di-prigionia
Ci sono progetti specifici da parte di Amnesty
International riguardo la situazione
coreana?
Abbiamo chiesto che le Nazioni Unite cessassero di
ignorare, come facevano costantemente, il problema della situazione dei diritti
umani in Corea del Nord: ora c'è una Commissione d'inchiesta al lavoro. Non
basta ovviamente: chiediamo che quella Commissione possa entrare nel Paese e
che possano entrarci anche le organizzazioni non governative per i diritti
umani a verificare cosa accade all'interno dei campi di lavoro. Tutte le
persone detenute per associazione o parentela con presunti o reali oppositori
dovrebbero essere liberate.
Per approfondire la tematica riguardante la Corea
del Nord segnaliamo il libro, da poco in libreria, di Daniele Zanon dal titolo
“Mass Games. Fuga
dalla Corea del Nord”, con prefazione di Alex Zanardi e il
patrocinio di Amnesty International.
Il testo dell’intervista a Riccardo Noury è
liberamente disponibile per la stampa citando la fonte © Elisabetta Falcioni –
Infinito edizioni 2014.(di Elisabetta Falcioni/Infinito edizioni)