giovedì 27 febbraio 2014

In ricordo di Angelo Lallo

Trovare parole per provare a raccontare Angelo è impossibile.
Angelo era un uomo straordinario. Ma non basta questa parola a descriverlo.
Con il dolore nel cuore, è arduo provare a scendere dal concetto generale al particolare.
Dentro la parola “straordinario” c’è tanto, probabilmente molto di più di quanto tutti noi insieme possiamo aver capito di quest’uomo riservato, a volte schivo, animato da una forza interiore e da una motivazione rare, indomabili.
Straordinario è ciò che egli è stato per i suoi compagni di lavoro al tempo della dura esperienza migratoria in Germania. È ciò che è stato per i suoi giovani colleghi universitari, quando, ormai maturo, ha intrapreso l’amata via dello studio per coronare un grande sogno. È ciò che è stato per i suoi studenti, quando ha deciso di dedicarsi all’alta missione dell’insegnamento. È ciò che è stato per i suoi lettori, una volta che, vinta la sua naturale ritrosia d’uomo che ha sempre saputo mantenere i piedi per terra, ha capito di avere conoscenze preziose da trasmettere. Da trasmetterci. È ciò che è stato – straordinario – per tutti coloro che hanno avuto la fortuna d’incontrarlo lungo il loro percorso di vita. Persino coloro che, accecati dall’idiozia e dall’ottusità del nazionalismo balcanico, nel tempo, a causa dei suoi studi e delle sue denunce, lo hanno minacciato e offeso.
Angelo, da grande ricercatore storico qual era, non ha mai battuto ciglio ed è sempre andato avanti per la sua strada. La strada maestra della ricerca della verità. Chino sui libri, costantemente a caccia di documenti e di verità: così amo ricordarlo e sempre lo ricorderò. E lo ricorderò in un pranzo di poche settimane fa, l’ultima volta che potei vederlo di persona da noi, nel modenese, disquisire con amore con la mia figlia maggiore davanti a un piatto di gnocchi. Scuola, diritti, libertà, rispetto umano, giustizia, lotta contro l’oscurantismo e il Male incarnato dagli “ismi” della storia: questi gli argomenti amati da Angelo, tra gli altri, al centro del suo studio e della sua opera. Fino all’ultimo grande progetto, quello su quella vergognosa istituzione totale italiana chiamata ospedale psichiatrico giudiziario, che tanto l’ha appassionato e fors’anche provato negli ultimi intensi mesi di studio e di scrittura della sua vita. Il libro è pronto, Angelo, e ad aprile sarai in libreria, come d’accordo.
Lo ripeto: trovare le parole per raccontare Angelo è difficile, è un’impresa dura anche per chi, come me, con le parole nella vita s’è costantemente e umilmente confrontato, e fin qui ha vissuto.
Io credo, sono assolutamente convinto, che nessuno di noi dimenticherà mai Angelo. Io personalmente avrò sempre dei punti di riferimento che me lo ricorderanno: i suoi splendidi libri, l’aspetto sempre curato, la voce bassa ma sicura, la risata sincera, lo sguardo umile ma penetrante. Ma soprattutto le sue idee. Le sue idee rappresentano un faro, un punto di vista illuminante sulla storia europea degli ultimi settant’anni, con un focus fondamentale sulle vicende balcaniche degli anni Novanta, che rappresentano uno sguardo inedito e spiazzante su pagine ancora troppo poco studiate della nostra storia contemporanea.
Credetemi, vi prego: tra molti anni le ricerche di Angelo saranno ancora attuali e illuminanti, ancor più di quanto non lo siano oggi, poiché nel presente spesso lo sguardo dei più non è capace di andare oltre, di vedere oltre, di superare gli stereotipi e, talvolta, persino posizioni che ricordano il tifo da stadio. Angelo sapeva farlo, sapeva guardare oltre, sapeva leggere nei dettagli e dare loro una visione d’insieme. E il patrimonio di studi, di conoscenza e d’amore che ci lascia rappresenta una pagina fondamentale per tutti noi, una sfida interpretativa del mondo e dei suoi mali come poche altre. Una ricchezza di cui i suoi cari devono essere profondamente orgogliosi.
Non dimenticate Angelo. Non dimentichiamo Angelo. Ci ha dato tanto. Gli dobbiamo molto. E ancora per molto avrà tanto da insegnarci. Sta a noi capire. Sta a noi impegnarci. E continuare a volergli bene.