lunedì 1 settembre 2014

E ora c’è chi vuole trasformare la Bosnia in uno Stato confessionale…


La notizia giunta dalla Bosnia Erzegovina nel fine settimana merita una segnalazione: l’ex reis-ul-ulema e attuale presidente del Congresso mondiale dei bosniaci, Mustafa Cerić, si è formalmente candidato a conquistare il seggio dedicato ai bosniaci musulmani nella complicata e immobile presidenza tripartita bosniaco-erzegovese voluta dagli accordi-Frankenstein di Dayton. Per ottenere questo scopo, Cerić, classe 1952, dovrà confrontarsi quasi certamente, tra gli altri, col presidente musulmano bosniaco uscente, il deludente, scialbo e discusso Bakir Izetbegović, nazionalista della Sda e figlio del cosiddetto padre della patria Alija, e con l’interessante Emir Suljagić, esponente del Fronte democratico, partito di recentissima formazione, e soprattutto fondatore e coordinatore della coalizione “Primo marzo”, in cui sono confluite 44 organizzazioni civili il cui scopo è adoperarsi per la parità dei diritti civili in tutta la Bosnia.
Cerić ha annunciato la sua decisione durante una conferenza stampa organizzata nella nuovissima e bellissima biblioteca della moschea dedicata a Gazi Husrev Bej, uno dei padri fondatori di Sarajevo. Per l’occasione, l’appesantito ulema ha abbandonato il tradizionale camice nero per passare a un completo occidentale con tanto di cravatta, in linea con la sua nuova ambizione politica.

Cerić è universalmente considerato come uno dei cinquanta leader religiosi musulmani più influenti – per non dire potenti – al mondo. Negli anni, nonostante nell’universo islamico sia considerato un moderato, si è segnalato per le sue posizioni di chiusura verso le altre componenti religiose del complesso panteon bosniaco, e da leader religioso non ha mai rinunciato a condizionare le scelte degli esponenti politici della Sda.
Le reazioni alla sua candidatura sono state contrastanti anche tra i potenziali elettori musulmani. C’è chi pensa, infatti, che un esponente religioso del suo spessore dovrebbe tenersi lontano dalla politica. Anche perché l’elezione di una figura smaccatamente religiosa come Cerić nella presidenza tripartita potrebbe avere effetti piuttosto deleteri nei rapporti con le altre due componenti religiose maggioritarie, quella ortodossa e quella cattolica.
In tutto questo, rimangono molti dubbi sulla lungimiranza di una mossa del genere, che potrebbe portare la Bosnia Erzegovina sull’orlo di una non più sanabile spaccatura e quel che rimarrebbe del Paese, ovvero la Federazione di Bosnia Erzegovina, sull’orlo di una anacronistica e impresentabile repubblica confessionale.
Le elezioni sono state fissate per il 12 ottobre 2014. Vedremo quali altre discutibili sorprese ci riserverà lo strano zoo della politica bosniaca. Zoo che, senza ombra di dubbio, dimostra la grande e drammatica attualità del mio nuovo libro, “I bastardi di Sarajevo”, in uscita in contemporanea con le elezioni presidenziali e politiche bosniache.
Da osservatori ci sarà di che divertirsi. Fossi un cittadino bosniaco-erzegovese, sarei invece parecchio preoccupato, perché mai, dalle tragiche alluvioni dello scorso maggio a oggi, forse il Paese, e in particolare la sua politica, era sceso purtroppo così in basso.