martedì 25 agosto 2015

Il crollo della borsa cinese, un film (molto pericoloso) già visto

Puntualmente sono arrivati i titoli i dei giornali, sembra un bollettino di guerra: panico in borsa, crollo dei listini, azioni affondate, denaro bruciato. Ci si aspetta di trovare macerie, relitti e cenere, ma la lettura è molto più semplice: i soldi sono passati di mano in mano, qualcuno ha perso e qualcuno ha guadagnato. La finanza, nella sua complessità è una materia molto semplice: la somma di guadagni e perdite è uguale a zero.
Sembra che questa volta l’origine del panico sia la crisi della borsa cinese, cresciuta del 151% da giugno 2014 a giugno 2015 e calata del 35% negli ultimi 3 mesi. Una nuova bolla? Forse, anche se è presto per dirlo. Di certo molti elementi lo fanno pensare. Prima del crollo, le azioni del listino di Shangai avevano raggiunto un valore 59 volte superiore agli utili delle aziende, cioè vicino alla follia. I risparmiatori cinesi hanno così iniziato a indebitarsi per comprare azioni, mettendo le stesse a garanzia dei finanziamenti ottenuti. Si calcola sia di 334 miliardi di euro l’ammontare del credito concesso dai broker alle famiglie cinesi con il solo scopo di speculare in borsa.
Denaro creato dal nulla, come accaduto nel 1929 negli Stati Uniti: banche e risparmiatori illusi che il rialzo di borsa potesse durare all’infinito. Illusi, come Pinocchio, che il denaro si potesse moltiplicare magicamente. Il finale è già scritto fin dall’inizio: al primo segnale di panico le banche richiedono il denaro prestato e i risparmiatori sono costretti a vendere, senza più alcuna attenzione al prezzo o ai fondamentali, scatenando il panic-selling.
A ciò si aggiunge che i mercati finanziari sono “comandati”. Le“mani forti” determinano la direzione del mercato, ponendo il piccolo risparmiatore in balìa di movimenti che quasi sempre gli comportano perdite.
A questo proposto basti pensare, per esempio, come tre fondi sovrani (Norvegia, Cina e Paesi Arabi) detengano oltre 18 miliardi di euro di quote della borsa di Milano.
La storia è piena di bolle speculative e crisi finanziarie. Dalla bolla dei tulipani del 1600, quando con due bulbi si poteva acquistare una casa ad Amsterdam, a quella della new-economy del 2000, quando la capitalizzazione di borsa della matricola Tiscali superava quella della Fiat.
Nel libro “Così banche e finanza ci rovinano la vita” gli autori Guerrieri, Giovanardi e Cattani, consulenti finanziari indipendenti, ripercorrono la storia e spiegano come tutte le bolle speculative abbiano gli stessi elementi in comune, fornendo utili consigli su come difendersi. La molta liquidità, i bassi tassi di interesse (che inducono i risparmiatori ad assumersi maggiori rischi) l'illusione del facile guadagno sono elementi presenti anche oggi sui mercati finanziari, quindi l'attenzione deve essere massima e una verifica sul rischio degli investimenti detenuti è quanto mai opportuna.
È un film già visto. Chi governa i mercati finanziari è come un regista seduto sulla sedia con la sceneggiatura pronta. Deve solamente scegliere la trama preferita tra Cina, Grecia, rialzo dei tassi negli Usa, e quando impartire l’ordine: avanti la prossima bolla!