mercoledì 20 dicembre 2017
I polacchi nazionalconservatori e i bassotti burocrati di Bruxelles
Anche l'Unione europea s'è accorta - è notizia di oggi - che la Polonia è in mano a una maggioranza ultranazionalista e ultraconservatrice che attenta alle libertà individuali e collettive, oltre che al sistema complessivo della giustizia nel Paese est-europeo. E così, "col cuore pesante", per la prima volta nella storia l'Unione europea avrebbe deciso, per bocca del vicepresidente della Commissione, Frans Timmerman, di avviare le procedure di attivazione dell'Articolo 7 dei Trattati, che prevedono sanzioni fino alla riduzione degli aiuti al Paese membro colpito e alla sospensione dei diritti di voto. Insomma, un intervento liberticida contro i liberticidi polacchi. Che ci sta tutto, per carità. Solo che magari ci si doveva pensare un po' prima... magari prima che la maggioranza nazionalconservatrice polacca, come viene definita, diventasse quasi nazionalsocialista, cosa in cui si sta gradualmente trasformando. Una prima presa di coscienza da parte della Ue, come sempre tardiva, che potrebbe finalmente far capire persino al commissario agli Esteri che oltre alla Polonia, l'ondata nera arriva - e da anni, ormai - anche da Ungheria, Repubblica Ceka, Slovacchia, Croazia... e i finanziamenti giungono da molto più a est. Magari sarà stato il ritorno di un certo nazionalsocialismo in Austria a far rizzare le orecchie anche dei bassotti burocrati di Bruxelles... ma meglio tardi che mai!
martedì 19 dicembre 2017
Višegrad: le storie, l’anima, la terra - la lettera di Lorenzo Gambetta
Il
viaggiatore balcanico Lorenzo Gambetta ha letto Višegrad. L’odio, la morte, l’oblio e mi ha inviato ieri questa
bella lettera, che è recensione, riflessione, mea culpa collettivo, promessa.
Grazie a lui per averla scritta, a voi che la leggerete e poi troverete la
voglia di leggere Višegrad. L’odio, lamorte, l’oblio.
È un
libro che non finisce nella tua libreria per caso: se ti è stato regalato,
arriva da un finissimo buongustaio, se lo hai comprato conosci bene Višegrad,
la Bosnia, l’orrore di una guerra assurda. Assurda sì, forse anche meno
conosciuta di quello che si dovrebbe.

Tutti
conoscono la triste storia di Anna Frank, pochissimi conoscono quella di Zlata
Filipović. Eppure si tratta di due bambine i cui occhi hanno visto in egual
misura il terrore, la morte, l’angoscia e la disperazione. Parimenti tutti
hanno letto I promessi Sposi,
pochissimi Il ponte sulla Drina,
nonostante Ivo Andrić fosse un premio Nobel. Troppo lontana la Bosnia, troppo
difficile da capire quella terra tormentata alla confluenza di due mondi,
cristiano e musulmano, dove si incontrano da sempre etnie, religioni e culture.
Bosnia terra di sangue, di miele e di ponti, come quello sulla Drina appunto, a
Višegrad.
Sono
convinto che con questo libro Luca Leone possa riuscire dove non è riuscito Andrić,
ovvero fare in modo che il ponte e il fiume di questa città entrino nell’orbita
della percezione dell’uomo qualunque. Sono troppo distanti dalla sua vita
quotidiana il visir Mehmed Pascià o i Beg che parlano di stelle e di Allah
sulla Kapija, più facile venga svegliato dal suo colpevole torpore leggendo di
Bakira, di Kym, di Lejla, di Kanita e del gigante triste Amor. Storie di esseri
umani forti, a cui è stato tolto tutto ma che nonostante questo hanno una forza
e una dignità senza eguali.
Le
parole del libro sono toccanti, hai la sensazione di essere di fronte a queste
persone ad ascoltare le loro storie. Essere di fianco a Luca Leone che, con un
nodo alla gola, le ascolta. E con lui vorresti abbracciarle, vorresti piangere,
a tratti vomitare, poi urlare. Ti rendi però conto che non puoi che provare
vergogna, per colpe non tue certo, ma il senso di umanità che c’è in ognuno di
noi viene scalfito prepotentemente e irrimediabilmente. Non può che essere
così. Ed è giusto che lo sia, perché questo libro non finisce, sfogliata la sua
ultima pagina.
Le
storie e la terra in esso contenute, sono vive. Oggi più che mai. Nell’odierna
Bosnia, che in questi giorni festeggia mestamente l’anniversario degli accordi
di Dayton che posero fine alla guerra che ha devastato le sue interiora, in
troppi soffiano beffardi sulle braci ancora calde, facendo leva sui
nazionalismi e sulla mancanza di speranza del popolo, povero e costretto a
lasciare la propria amata terra. Non può esserci un futuro per questo Paese se
prima non viene trovata giustizia. Quella giustizia che è stata negata troppe
volte, alle madri di Srebrenica, agli abitanti di Višegrad, ai prigionieri di
Jasenovac, Prijedor, Foča, agli abitanti resilienti della Sarajevo assediata. E
a tanti altri. A troppi altri.
Questo
libro pesa, più di quanto sembra. Dopo averlo letto non si hanno più scuse, non
si può più fare finta di niente. Non si può metterlo su uno scaffale a prendere
polvere, ma va tenuto sul comodino, perché ci ricordi ogni giorno il carico di
morte, di vita e di oblio che contiene.
Lorenzo
Gambetta
lunedì 18 dicembre 2017
I Bastardi di Sarajevo: una riflessione piena di riferimenti e di poesia, regalo di un lettore-viaggiatore


sabato 16 dicembre 2017
Bosnia-Ue: altro che giustizia! Plauso, ma per le accise...
La Camera dei Rappresentanti del Parlamento della Bosnia Erzegovina ha approvato alcuni emendamenti alla legge sulle accise (emendamenti contestati non solo dalle opposizioni ma anche da alcuni partiti della composita maggioranza, oltre che dalla società civile) e la commissaria agli Esteri, l'italiana Federica Mogherini, si è sperticata in elogi.
Secondo la burocrazia europea, le nuove norme sulle accise permetteranno al Paese balcanico di procedere con i lavori di costruzione dell'autostrada, di fare importanti aggiustamenti di bilancio, di avvicinarsi strutturalmente al resto d'Europa e di garantire stabilità complessiva a livello macroeconomico.
Neanche una parola sul fatto che i bosniaco erzegovesi siano uno dei popoli più poveri d'Europa, con un tasso di disoccupazione che sfiora il 50 per cento della popolazione attiva, che negli ultimi quattro anni più di 150.000 cittadini siano emigrati a causa della disperazione e che la vera grande emergenza nel Paese non sia quella di introdurre nuove tasse ma è quella della mancanza di giustizia e della corruzione diffusa (anche negli stessi partiti che hanno approvato la legge in parola).
L'Europa dei burocrati vince una nuova partita; la povera gente di Bosnia ormai è abituata a perdere da almeno trent'anni...
Secondo la burocrazia europea, le nuove norme sulle accise permetteranno al Paese balcanico di procedere con i lavori di costruzione dell'autostrada, di fare importanti aggiustamenti di bilancio, di avvicinarsi strutturalmente al resto d'Europa e di garantire stabilità complessiva a livello macroeconomico.
Neanche una parola sul fatto che i bosniaco erzegovesi siano uno dei popoli più poveri d'Europa, con un tasso di disoccupazione che sfiora il 50 per cento della popolazione attiva, che negli ultimi quattro anni più di 150.000 cittadini siano emigrati a causa della disperazione e che la vera grande emergenza nel Paese non sia quella di introdurre nuove tasse ma è quella della mancanza di giustizia e della corruzione diffusa (anche negli stessi partiti che hanno approvato la legge in parola).
L'Europa dei burocrati vince una nuova partita; la povera gente di Bosnia ormai è abituata a perdere da almeno trent'anni...
giovedì 14 dicembre 2017
14 dicembre 1995, firmati a Parigi gli Accordi di Dayton
Il 14
dicembre 1995, a Parigi, venivano firmati gli Accordi di Dayton, formalizzati
nell’Ohio (Usa) neanche un mese prima.
Gli
Accordi – che, tra le altre cose, riconoscevano l’intangibilità delle frontiere
– mettevano fine formalmente (nella realtà, ad esempio, l’assedio di Sarajevo
sarebbe durato fino al febbraio dell’anno dopo, giungendo al record assoluto di
1.445 giorni) al conflitto bosniaco-erzegovese del 1992-1995, lasciando un Paese
devastato e rimandato strutturalmente indietro nel tempo di mezzo secolo, oltre
a circa 104.000 morti sul terreno.
I
numeri di quella guerra fanno paura e sarà bene ricordarne qualcuno, anche a
beneficio dei tanti negazionisti e dei troppi nazionalisti ancora oggi intenti
a disseminare odio e a girare il coltello nella piaga di un dopoguerra
particolarmente doloroso e instabile. Oltre alle vittime, di cui sopra (il 68% circa
delle quali appartenenti al gruppo musulmano-bosniaco, il 26% circa a quello
serbo-bosniaco, poco più del 5% a quello croato-bosniaco, più un migliaio di “altri”
a chiudere le statistiche dell’orrore), relativo alle vittime accertate di
quella guerra, vanno senz’altro ricordati i 2,2 milioni circa di sfollati, gli 1,5
milioni di profughi che ancora oggi costituiscono in gran parte la diaspora
bosniaca all’estero, i circa 16.000 desaparecidos
e alcuni degli episodi più spaventosi, come i 10.701 morti del genocidio di
Srebrenica, il ritorno dei campi di sterminio in Europa (ad esempio Omarska nei
pressi di Prijedor), la pulizia etnica integrale di Višegrad e molti altri
ancora.
Oggi,
ventidue anni dopo, ancora molti idioti continuano a soffiare sulle braci
ancora calde per far piombare di nuovo la Bosnia Erzegovina nell’incubo. Alle
persone di buona volontà il compito di raccogliere e tramandare memoria per
fare sì che non si ripeta di nuovo.
mercoledì 13 dicembre 2017
Christiana Ruggeri miglior scrittrice del 2017 per #PuntoLettura

I dannati è un coraggioso reportage sul Venezuela, Paese ormai
completamente allo sbando, con centinaia di migliaia di bambini che soffrono la
fame e in cui chi si trova in carcere,
diventa invisibile. Ma è proprio dal carcere di San Juan de Los Morros, una struttura gestita dai narcotrafficanti, dove le guardie bolivariane non entrano, che
si leva il grido disperato di Rico, un piccolo spacciatore, che raccoglie di nascosto le storie dei
suoi compagni di vita, per dare un senso ai suoi giorni. Malato e
stanco, prima di morire affida il suo reportage dalla
fine del mondo, alla goccia bianca, la suora-maestra del PGV (Penitenciaría
General de Venezuela).
“La situazione all’interno degli istituti di pena (e anche nei centri di
detenzione pre-processuale) in Venezuela è tragica. Il racconto di Riccardo,
riportato in questo libro, lascia senza fiato. E Christiana Ruggeri è straordinariamente
brava nel renderlo testimonianza drammatica, incalzante, nello scriverne come
se avesse visto coi suoi occhi”. (Riccardo Noury)
“La Penitenciaría non è uno strumento di contrasto alla
criminalità, ne è semmai la roccaforte. L’inferno di violenza e di ferocia che
il libro descrive non è costruito per ridurre il crimine o i reati, ma per
comprimerli in uno spazio circoscritto in cui gestirli, monitorarli e, quando è
possibile, valorizzarli, ovvero estrarne valore economico attraverso una gestione
corrotta del carcere. In questo modo non si contrasta né si riduce la
criminalità, ma si prova a relegarla in uno spazio, materiale e simbolico,
diverso dal nostro. E questo, che piaccia o meno, accade in ogni Paese al
mondo”. (Alessio Scandurra)
Con il patrocinio di Antigone
Onlus

Titolo: I dannati. Reportage dal carcere venezuelano più pericoloso del mondo
Autrice: Christiana Ruggeri. Prefazione di Riccardo Noury, introduzione di Alessio Scandurra
€
14,00 – pag. 168
Con
il patrocinio di Antigone onlus
Christiana
Ruggeri, giornalista in forza agli Esteri del Tg2, gira il mondo
per raccontarlo. Da sempre attenta ai diritti umani, si interessa della
situazione delle donne e dei bambini, soprattutto in Africa e
nell’America Centrale e Latina, dove
ha partecipato a diverse missioni umanitarie. Con Giunti ha
pubblicato con successo Dall’Inferno si ritorna (2015) e, per
gli ottant’anni del campo di Sachsenhausen, la nuova versione de La
lista di Carbone (2016), già finalista al Premio Bancarella.
Con la nostra casa editrice ha pubblicato I DANNATI. REPORTAGE DAL CARCERE VENEZUELANO PIU' PERICOLOSO DEL MONDO (2017).
Con la nostra casa editrice ha pubblicato I DANNATI. REPORTAGE DAL CARCERE VENEZUELANO PIU' PERICOLOSO DEL MONDO (2017).
lunedì 4 dicembre 2017
Comunicazioni importanti: Piùlibri piùliberi 2017, nuovo sito Web e distribuzione nelle librerie
Dal
6 al 10 dicembre 2017
la nostra casa editrice sarà presente alla sedicesima edizione di “Piùlibri
piùliberi”, la fiere della piccola e media editoria italiana che si svolge
tradizionalmente a Roma. Quest’anno, per la prima volta, la
manifestazione non si tiene al Palazzo dei Congressi dell’Eur ma presso la Nuvola,
sempre all’Eur (da mercoledì 6 a domenica 10 dicembre, apertura dalle
10,00 alle 20,00) Per la precisione, si tratta dell’inaugurazione al
pubblico della stessa Nuvola, con tutti i relativi disagi, di cui ci rendiamo
conto da tempo sulla nostra pelle.
Per
la nostra casa editrice si tratta dell’undicesima o della dodicesima
partecipazione a “Piùlibri piùliberi”: onestamente abbiamo perso il conto, ma
ci andiamo praticamente da quando siano nati, essendo la nostra data di
fondazione l’8 novembre 2004.
Nei
mesi scorsi abbiamo a più riprese palesato dubbi sulla nostra partecipazione
alla manifestazione. Nel corso degli anni, a nostro giudizio, la manifestazione
ha perso molto del suo appeal nei confronti del pubblico e i dati di
vendita sono andati, anno dopo anno, inesorabilmente decrescendo, facendo
diventare, nelle ultime cinque edizioni, la partecipazione alla fiera una
remissione.
La
novità rappresentata dalla Nuvola, l’insistenza di un amico fraterno editore e
la disponibilità – inedita – dell’organizzazione ad ascoltare le nostre ragioni
e ad adoperarsi per venire almeno parzialmente incontro alle nostre richieste
ci ha spinto a partecipare di nuovo.
Poiché,
però, non per tutti sono chiari i costi di partecipazione e i sacrifici che
devono essere fatti per prendere parte a una simile manifestazione, sarà bene
fare due conti nelle nostre tasche, per far comprendere come per una piccola
casa editrice la partecipazione a eventi come “Piùlibri piùliberi” o altre
fiere o festival del libro sia piuttosto onerosa e affatto scontata.
Al
di là del fatto che i cinque giorni di fiera (secondo noi ingiustificati,
perché la formula iniziale ne prevedeva quattro e a quei quattro bisognerebbe
tornare) determinano un impegno personale di almeno sette giorni, che vanno
conteggiati come lavoro perso, poi da recuperare; e al di là del fatto che la
fiera del libro è, dal punto di vista fisico, un impegno molto duro; è
l’aspetto economico a rappresentare sempre la principale preoccupazione,
soprattutto in un Paese in cui l’editoria non ha alcuna protezione e in cui gli
editori sono semplici mucche da mungere per quasi tutta la filiera, Stato
incluso. Anzi, in testa.
Tra
iscrizione alla manifestazione, spese di spedizione dei pacchi, assicurazioni,
costi di trasferta, vitto e alloggio e altri costi accessori, la partecipazione
a una fiera del libro come “Piùlibri piùliberi” rappresenta per noi un costo
complessivo di circa 3.500 euro, ai quali vanno poi aggiunti i costi dei libri,
perché stampare un libro costa e quando vendi una copia il costo unitario di
quella copia va scalato dall’incasso. Alla fine, quindi, si arriva a dover
coprire un costo di circa 4.000 euro, al quale vanno aggiunti i costi delle
presentazioni, che quest’anno abbiamo coperto grazie al sostegno degli autori
(copertura del costo della sala da parte loro in cambio di copie del loro
libro), senza il quale sarebbe stato impossibile aggiungere questo costo
ulteriore (a “Piùlibri piùliberi” quest’anno facciamo ben cinque presentazioni,
con ospiti molto importanti, e la sala più piccola costa 120 euro più Iva al 22%
per 50 minuti di incontro).
Evidentemente
per chi “gioca in casa” (ma non è il nostro caso, come quello di molti altri
editori) i costi sono più abbordabili, ma restano comunque spese ingenti da
affrontare anche per il solo affitto dello spazio espositivo e per
l’allestimento dello stand.
Per
coprire costi quali quelli sopra riportati e considerare una fiera del libro
non una remissione (eccessiva) bisogna riuscire a vendere almeno 300 copie,
numero (insufficiente) che ormai in ben pochi possono raggiungere. Per
guadagnare qualche euro, i libri dovrebbero essere almeno 400, obiettivo
possibile solo per ben pochi editori. Si va comunque “sotto”, dunque, ma si
cerca di dare un valore “economico” ai cosiddetti “contatti”, ovvero a
quell’universo di rapporti umani e professionali che si instaurano con
promotori, distributori, aspiranti autori, autori già sotto contratto, librai,
grossisti, amici degli amici, lettori, colleghi, giornalisti, bibliotecari e
altri ancora per fare in modo di “uscirci fuori” in qualche modo.
Poiché
negli ultimi anni ci si è “usciti” sempre meno, e poiché non crediamo sia
sbagliato sia darsi degli obiettivi sia spiegare al pubblico come funzionano
questi eventi, quest’anno ci siamo dati un obiettivo perentorio. Non superarlo
vorrà dire non tornare a “Piùlibri piùliberi” nel 2018 e negli anni a venire.
Idem con tutte le altre manifestazioni librarie.
A
questo proposito, va detto che il prossimo anno non parteciperemo a nessuna
delle due fiere milanesi di marzo, per motivi più vari, non ultimo il cambio di
distributore al quale ci stiamo preparando, che sta avendo e avrà un costo non
indifferente, ivi incluso per la comunicazione ricevuta lo scorso 13 ottobre da
parte del nostro attuale distributore, il quale ha “ben” pensato di ripianare le
sue difficoltà economiche andando in concordato preventivo continuativo, il che
vuol dire che il pagamento delle nostre fatture da marzo 2017 al 13 ottobre
2017 è stato congelato e che probabilmente perderemo molta parte di ciò che ci
spetta e che riceveremo chissà quando quel che pure abbiamo onestamente
guadagnato. Il rapporto tra Italia e cultura è anche questo. A ben pochi tra
coloro a cui dovrebbe importare pare che importi, a cominciare dal ministero
della Cultura, ma è bene che tutto questo si sappia, perché nascondere la
polvere sotto il tappeto è quanto di peggio si possa fare. Naturalmente – si fa
per dire… – sarà difficile trovare i nostri libri in libreria nel mese di
dicembre (ma è una tendenza che purtroppo va avanti, nostro malgrado, da qualche
mese). Abbiate pazienza, venite ad acquistare sul nostro sito e vedrete che da
gennaio 2018 tutto cambierà in meglio. Anzi, molto meglio.
Un
ultimo breve paragrafo lo dedichiamo, in chiusura, al nostro nuovo sito. Stiamo
lavorando per implementarlo e per migliorarlo ulteriormente e non c’è giorno
che non si faccia qualcosa di nuovo. Riceviamo gradimenti diffusi per il nuovo
sistema di e-commerce, che facilita e sveltisce tantissimo le procedure
rispetto al precedente. Se qualcuno dovesse avere qualche problema nella
visualizzazione del menu di sinistra con la lista delle collane editoriali, non
deve fare altro che modificare leggermente la visualizzazione sul suo computer.
Farlo è molto semplice: spingete il pulsante control (Ctrl) e agite delicatamente
con la rotellina del mouse. In questa maniera potrete ingrandire o
rimpicciolire leggermente il sito visualizzando tutto nel modo migliore. Il
sito è ottimizzato per girare su dispositivi mobili e, per quanto riguarda
desktop e laptop, su Chrome, oggi il browser più usato, e su Mozilla.
Aspettiamo in ogni caso suggerimenti, consigli e altro.
Grazie.
Ci
vediamo – speriamo – a Roma, augurandoci che la scelta di libri e i valori che
portiamo con noi siano di vostro gradimento.
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