I bombardamenti s’intensificano e si
avvicinano alla città. Alle 8,55 il colonnello Karremans chiede appoggio aereo
al quartier generale di Sarajevo per colpire con attacchi selettivi i tank e l’artiglieria
serbo-bosniaci. Alle 11,00 gli aggressori cannoneggiano le postazioni olandesi,
proprio mentre il generale francese Bertrand Janvier respinge la richiesta
dell’ufficiale olandese.
Alle 18,30 Mladić è a un passo dalla
presa dell’enclave
e
passeggia con una mitraglietta in mano su una collina che domina il centro
della città: aspetta questo momento da tre anni. Karremans chiede di nuovo
appoggio aereo.
La gente è tutta in strada, in
allarme. Migliaia di corpi in preda all’ansia e alle peggiori previsioni
bloccano i tank
dell’Onu.
Alle 21,40, finalmente, Janvier accorda l’appoggio aereo, ma la notte nel
frattempo è calata. I serbo-bosniaci sospendono l’attacco; Janvier, da Sarajevo,
fa lo stesso, rinviando la missione aerea all’indomani mattina, all’alba. A
mezzanotte il colonnello Karremans comunica ai capi della città che l’indomani,
alle 6,00 del mattino, 50 aerei della Nato avrebbero attaccato le postazioni
serbo-bosniache.