È di almeno venti vittime il bilancio delle drammatiche
inondazioni che hanno colpito la Bosnia e la Serbia negli ultimi giorni. Il
bilancio sarà più chiaro solo nei prossimi giorni poiché vi sarebbero anche dei
dispersi. Alcune fonti parlano addirittura di cinquanta morti – trenta in
Bosnia e venti in Serbia – ma in questo momento è molta la confusione sulle
cifre e i problemi legati alla gestione dei soccorsi. Sono inoltre decine di
migliaia gli sfollati in tutti e due i Paesi e le autorità sia serbe sia bosniache
hanno lanciato un appello ai partner
europei affinché inviino uomini e mezzi per partecipare alla messa in sicurezza
degli argini e all’assistenza alle tante persone che hanno perduto tutto. Il
ministro degli Esteri italiano Federica Mogherini ha dichiarato che l’Italia ha
già risposto alle richieste di aiuto di Sarajevo e di Belgrado e che il nostro
Paese ha stanziato 300.000 euro di aiuti – 200.000 per la Serbia e 100.000 per
la Bosnia – con trasferimenti in corso alla Croce rossa e alla Mezza luna rossa
dei due Paesi.
Nei prossimi giorni potrà essere più chiaro sia il
computo delle vittime che quello dei danni. In ampie zone dei due Paesi le
colture agricole sono state completamente distrutte dai fiumi che hanno rotto
gli argini, il bestiame è affogato e le aziende attive hanno subìto allagamenti
con danni complessivi per milioni e milioni di euro, per non parlare delle case
allagate e delle strade e altre infrastrutture danneggiate. A questo, in Bosnia
si aggiunge un nuovo rischio mine, poiché le piogge torrenziali hanno inevitabilmente
provocato, a causa degli ingenti movimenti di superfici fangose, lo spostamento
delle mine anti-persona, ancora sparpagliate in centinaia di migliaia di pezzi sul
territorio bosniaco martoriato dalla guerra del 1992-1995. La situazione in
Bosnia rischia di diventare perciò particolarmente pericolosa per la
popolazione civile di alcune zone, una volta che l’acqua si sarà ritirata e il
fango si sarà asciugato, anche perché gli stanziamenti di fondi per lo
sminamento del territorio bosniaco sono fermi o, nella migliore delle ipotesi,
al limite da anni.
Ricordiamo che Bosnia e Serbia hanno subìto negli
ultimi giorni la peggior alluvione della loro storia o, per lo meno, degli
ultimi 120 anni, essendo partiti solo alla fine dell’Ottocento i rilevamenti sulle
precipitazioni atmosferiche.