Dai
media italiani siamo venuti a sapere che la Repubblica democratica del Congo ha
vissuto nella sua capitale, Kinshasa, una domenica di sangue. Sangue sulla
partita, per l’esattezza, visto che almeno 15 persone sono morte e una ventina
sono rimaste ferite a causa del crollo del muro di uno stadio durante la partita
di pallone tra ASV Club e Tout Pouissant Mazambe che, sempre attraverso i media
italiani (i quali probabilmente hanno tradotto, copiato e incollato da quelli
francesi), scopriamo essere due formazioni molto popolari che stavano
sfidandosi nell’ultima giornata dei play-off del locale campionato di footbal.
L’incidente
ricorda un po’ quel che accadde in Belgio, allo stadio Heysel, il 29 maggio
1985 in occasione della finale dell’allora Coppa dei Campioni tra l’italiana
Juventus e l’inglese Liverpool. In quell’occasione, gli hooligan ubriachi e
razzisti inglesi provocarono la morte, poco prima del fischio d’inizio della
partita, di 39 persone (32 delle quali italiane) e il ferimento di oltre 600
spettatori. Anche all’Heysel, la partita finì 1-0, allora per la Juventus, al
termine di una gara surreale, domenica per il Tout Pouissant Mazambe, ma quest’ultima
gara è stata sospesa quando i tifosi dell’ASV Club, una volta che il muro era
crollato, hanno cominciato a tirare calcinacci in campo all’indirizzo dei loro
calciatori, rei di non impegnarsi abbastanza, secondo i teppisti. Intanto la
gente moriva schiacciata.
Fa
piacere quando i media italiani parlano d’Africa. Qui poi l’assist per i nostri
giornali era perfetto: c’erano in campo due delle famose cinque S, ovvero
Sangue e Sport, quindi… Farebbe anche più piacere se, invece che pubblicare
qualche articoletto estemporaneo su fatti di cronaca locale (in questo caso, di
Kinshasa), i nostri baldi colleghi giornalisti, ormai maestri del copia e
incolla redazionale, raccontassero altre cose, ben più importanti, sull’Africa
o, per non restare nel generico, sulla Repubblica democratica del Congo (però
va detto che direttori ed editori spesso sono molto molto peggio dei
giornalisti e la mediocrità dei primi determina la mediocrità dei prodotti
editoriali a discapito della professionalità di molti giornalisti). Si potrebbe
raccontare, ad esempio che dal 1998 lì si combatte, in particolare nell’est di
questo sterminato Paese, una cosiddetta “guerra mondiale africana” (solo
apparentemente è una contraddizione) che a oggi è costata la vita ad almeno
cinque milioni di esseri umani, calcolati per difetto. Oppure, ad esempio, che
il Kivu, regione ricchissima del Congo orientale, è oggetto da anni di
conquista economica e militare da parte delle grandi potenze mondiali, con la
manodopera sul campo degli “staterelli” confinanti a est col Congo, vedi
Rwanda, Burundi, Uganda. Che in Congo da anni si sfidano tre grandi poteri
economici e militari mondiali, con lo scontro storico tra Francia e
anglo-americani a cui ora s’è aggiunta la Cina. Che i nostri telefonini
inglobano coltan raccolto nelle miniere da bambini di otto-dieci anni e
frammentato a mano dalle donne, ignare della radioattività di questo materiale.
Che buona parte di questo coltan scompare misteriosamente e riappare di
contrabbando altrove, alimentando mercati pericolosi. E così via. E invece,
ecco la strage durante la partita. Google per qualche giorno farà girare gli
articoli dei ritardatari, poi di nuovo addio Congo, addio Africa. Almeno fino
alla prossima sanguinosa partita di calcio. Come se solo gli stadi congolesi
fossero pieni zeppi di imbecilli e di potenziali assassini…