lunedì 12 maggio 2014

La strage allo stadio in Congo, la morte della mediocre informazione italiana


Dai media italiani siamo venuti a sapere che la Repubblica democratica del Congo ha vissuto nella sua capitale, Kinshasa, una domenica di sangue. Sangue sulla partita, per l’esattezza, visto che almeno 15 persone sono morte e una ventina sono rimaste ferite a causa del crollo del muro di uno stadio durante la partita di pallone tra ASV Club e Tout Pouissant Mazambe che, sempre attraverso i media italiani (i quali probabilmente hanno tradotto, copiato e incollato da quelli francesi), scopriamo essere due formazioni molto popolari che stavano sfidandosi nell’ultima giornata dei play-off del locale campionato di footbal.
L’incidente ricorda un po’ quel che accadde in Belgio, allo stadio Heysel, il 29 maggio 1985 in occasione della finale dell’allora Coppa dei Campioni tra l’italiana Juventus e l’inglese Liverpool. In quell’occasione, gli hooligan ubriachi e razzisti inglesi provocarono la morte, poco prima del fischio d’inizio della partita, di 39 persone (32 delle quali italiane) e il ferimento di oltre 600 spettatori. Anche all’Heysel, la partita finì 1-0, allora per la Juventus, al termine di una gara surreale, domenica per il Tout Pouissant Mazambe, ma quest’ultima gara è stata sospesa quando i tifosi dell’ASV Club, una volta che il muro era crollato, hanno cominciato a tirare calcinacci in campo all’indirizzo dei loro calciatori, rei di non impegnarsi abbastanza, secondo i teppisti. Intanto la gente moriva schiacciata.
Fa piacere quando i media italiani parlano d’Africa. Qui poi l’assist per i nostri giornali era perfetto: c’erano in campo due delle famose cinque S, ovvero Sangue e Sport, quindi… Farebbe anche più piacere se, invece che pubblicare qualche articoletto estemporaneo su fatti di cronaca locale (in questo caso, di Kinshasa), i nostri baldi colleghi giornalisti, ormai maestri del copia e incolla redazionale, raccontassero altre cose, ben più importanti, sull’Africa o, per non restare nel generico, sulla Repubblica democratica del Congo (però va detto che direttori ed editori spesso sono molto molto peggio dei giornalisti e la mediocrità dei primi determina la mediocrità dei prodotti editoriali a discapito della professionalità di molti giornalisti). Si potrebbe raccontare, ad esempio che dal 1998 lì si combatte, in particolare nell’est di questo sterminato Paese, una cosiddetta “guerra mondiale africana” (solo apparentemente è una contraddizione) che a oggi è costata la vita ad almeno cinque milioni di esseri umani, calcolati per difetto. Oppure, ad esempio, che il Kivu, regione ricchissima del Congo orientale, è oggetto da anni di conquista economica e militare da parte delle grandi potenze mondiali, con la manodopera sul campo degli “staterelli” confinanti a est col Congo, vedi Rwanda, Burundi, Uganda. Che in Congo da anni si sfidano tre grandi poteri economici e militari mondiali, con lo scontro storico tra Francia e anglo-americani a cui ora s’è aggiunta la Cina. Che i nostri telefonini inglobano coltan raccolto nelle miniere da bambini di otto-dieci anni e frammentato a mano dalle donne, ignare della radioattività di questo materiale. Che buona parte di questo coltan scompare misteriosamente e riappare di contrabbando altrove, alimentando mercati pericolosi. E così via. E invece, ecco la strage durante la partita. Google per qualche giorno farà girare gli articoli dei ritardatari, poi di nuovo addio Congo, addio Africa. Almeno fino alla prossima sanguinosa partita di calcio. Come se solo gli stadi congolesi fossero pieni zeppi di imbecilli e di potenziali assassini…