La nazionale della Bosnia Erzegovina sta cominciando la
preparazione per i Mondiali di calcio in Brasile e in un’intervista alla
testata World Sport il commissario
tecnico bosniaco, l’ex ottimo calciatore nato a Zavidovici nel 1955, Safet
Susic, ha rilasciato la seguente dichiarazione: “La Bosnia Erzegovina è
lacerata da anni di guerra e da gravi difficoltà economiche. Noi vogliamo unire
il nostro popolo. È straordinario vedere gente appartenente a diversi gruppi
nazionali venire assieme a tifare per i colori della nostra nazionale. Andiamo
in Brasile e facciamo tutti bene per il futuro del nostro Paese”.
Susic, oltre che ottimo allenatore, con queste parole
ha dimostrato d’essere un uomo
estremamente intelligente. Ha forse messo in discussione il suo futuro alla
guida della nazionale bosniaca, perché le sue parole non piaceranno ai
nazionalisti dei tre grandi schieramenti – musulmani bosniaci, serbo-bosniaci,
croato-bosniaci, sempre divisi ma assolutamente uniti quando c’è da arricchirsi
ai danni del loro concittadini – ma ha reso, prima con la qualificazione in
Brasile e ora con queste parole, un grande servizio al suo Paese e al suo
popolo, che in larga maggioranza la pensa come lui. Bravo Susic!
E se, invece che a Vladimir Putin – il cui accostamento
al termine “pace” rappresenta un tragico ossimoro – qualcuno cominciasse a
pensare di candidare al Nobel per la Pace un grande uomo di sport…?