martedì 13 settembre 2016

Cyberbullismo, i risultati della Teen Parade

Il cyberbullismo interessa circa il 7-8% della popolazione scolastica ma colpisce più a fondo del bullismo, perché presenta un rischio più elevato di suicidi: il 50% di chi ammette di averlo subìto dice di averci pensato, l'11% di averlo tentato, il 70% di aver compiuto atti di  autolesionismo e una percentuale analoga di essere entrata in depressione, secondo i dati riportati dall’agenzia Ansa.
   Di cyberbullismo si è parlato nel corso della Teen Parade di Castelguelfo (Bologna) organizzata da Radioimmaginaria, la prima e unica radio in Europa creata e gestita da adolescenti, con la senatrice pd Elena Ferrara, promotrice del ddl contro il cyberbullismo, che ha illustrato dati e raccontato l'iter della legge che è in discussione alla Camera dopo la pausa estiva.
I ragazzi che hanno organizzato l’happening con studenti provenienti da tutta Italia hanno messo in piedi un vero e proprio processo ai bulli. A portare la sua testimonianza c’era anche Paolo Picchio, papà di Carolina, la 14enne novarese morta suicida nel gennaio 2013 perché vittima di cyberbulli che minacciavano di diffondere sul web un video che la riguardava.

Consentendo l’anonimato i social  – è stato detto durante la Teen Parade – favoriscono il cyberbullismo, il costituirsi in branchi che individuano le vittime di turno sfociando in atteggiamenti persecutori che possono portare fino al suicidio. Rispetto al bullismo tradizionale quello informatico dura tutto l’arco della giornata e si espande a una rete potenziale enorme e, l’enfatizzazione del web mette le vittime all’angolo, portandole a pensare che la loro reputazione sia finita per tutta la vita ma in realtà non è così. Analogamente i bulli vanno aiutati perché evidentemente c’è un disagio alla base del loro comportamento.
Il disegno di legge alla Camera, oltre alle possibilità di denunciare questi fenomeni al Telefono Azzurro, alle forze dell'ordine, specie la Polizia Postale, consente di chiedere la rimozione entro un dato periodo di contenuti lesivi pubblicati sui social.
Nel caso in cui il contenuto non venisse rimosso ci si può rivolgere al Garante della Privacy.

Per i lettori che volessero approfondire questo tema segnaliamo LA PREPOTENZA INVISIBILE, di Luciano Garofano e Lorenzo Puglisi.