Il cyberbullismo
interessa circa il 7-8% della popolazione scolastica ma colpisce più a fondo
del bullismo, perché presenta un rischio più elevato di suicidi: il 50% di chi
ammette di averlo subìto dice di averci pensato, l'11% di averlo tentato, il
70% di aver compiuto atti di autolesionismo e una percentuale analoga di
essere entrata in depressione, secondo i dati riportati dall’agenzia Ansa.
Di cyberbullismo si è
parlato nel corso della Teen Parade di Castelguelfo (Bologna)
organizzata da Radioimmaginaria, la prima e unica radio in Europa
creata e gestita da adolescenti, con la
senatrice pd Elena Ferrara, promotrice del ddl contro il cyberbullismo,
che ha illustrato dati e raccontato l'iter della legge che è in discussione
alla Camera dopo la pausa estiva.
I ragazzi che hanno organizzato l’happening
con studenti provenienti da tutta Italia hanno messo in piedi un vero e proprio
processo ai bulli. A portare la sua testimonianza c’era anche Paolo Picchio,
papà di Carolina, la 14enne novarese morta suicida nel gennaio 2013 perché
vittima di cyberbulli che minacciavano di diffondere sul web un video
che la riguardava.
Consentendo l’anonimato i social
– è stato detto durante la Teen Parade – favoriscono il cyberbullismo,
il costituirsi in branchi che individuano le vittime di turno sfociando in
atteggiamenti persecutori che possono portare fino al suicidio. Rispetto al
bullismo tradizionale quello informatico dura tutto l’arco della giornata e si
espande a una rete potenziale enorme e, l’enfatizzazione del web mette le
vittime all’angolo, portandole a pensare che la loro reputazione sia finita per
tutta la vita ma in realtà non è così. Analogamente i bulli vanno aiutati
perché evidentemente c’è un disagio alla base del loro comportamento.
Il disegno di legge alla
Camera, oltre alle possibilità di denunciare questi fenomeni al Telefono
Azzurro, alle forze dell'ordine, specie la Polizia Postale, consente di chiedere
la rimozione entro un dato periodo di contenuti lesivi pubblicati sui social.
Nel caso in cui il contenuto non venisse rimosso ci si può rivolgere al Garante della Privacy.
Nel caso in cui il contenuto non venisse rimosso ci si può rivolgere al Garante della Privacy.
Per i lettori che
volessero approfondire questo tema segnaliamo LA PREPOTENZA
INVISIBILE, di Luciano Garofano e Lorenzo Puglisi.