L'Assemblea Generale dell'Onu ha adottato ieri un documento
intitolato Dichiarazione di New York su migranti e rifugiati durante il Summit
al Palazzo di Vetro. Il testo contiene una serie di princìpi e impegni da parte
degli Stati, e costituirà la base per arrivare alla firma di un trattato che
indichi come affrontare la crisi migratoria, chiamato Global Compact, non prima
del 2018. L'assemblea, insomma, ha scelto una volta di più di non scegliere, sulla pelle di bambini, donne e uomini che hanno immediato bisogno di aiuto, non tra due anni.
La Dichiarazione contiene la profonda
solidarietà nei confronti delle persone costrette ad abbandonare le loro case,
ribadendo gli obblighi relativi ai diritti umani dei profughi, così come
l'impegno a fornire un sostegno ai Paesi interessati da movimenti migratori su
larga scala.
Quindi, si ribadisce la necessità di prevedere
un'adeguata, sicura e dignitosa accoglienza di migranti e rifugiati. E ancora
di portare avanti la lotta contro lo sfruttamento, il razzismo e la xenofobia. Il tutto, però, solo in linea di principio...
«Migranti e rifugiati non sono un peso, ma un
grande potenziale, se solo venisse sbloccato», sostiene il segretario generale
dell'Onu, Ban Ki-moon.
Su questo tema, di strettissima attualità,
segnaliamo il libro di Anna Clementi e Diego Saccora dal titolo Lungo la rotta
balcanica. Viaggio nella
Storia dell’Umanità del nostro tempo di cui riportiamo
un breve estratto.
“Partiamo, in
direzione ostinata e contraria, viaggiando con mezzi pubblici, per ripercorrere
a ritroso la rotta balcanica. Dall’Italia alla Grecia, da Venezia a Idomeni,
incontro a racconti di donne e uomini, a una parte della Storia dell’Umanità.
La vediamo scorrere, da finestrini di treni, autobus e taxi; ineluttabile,
davanti ai nostri occhi, si materializza in un flusso inarrestabile e
incontenibile di bambini, madri e padri, giovani e anziani.
Partiamo, da
privilegiati, con in tasca un documento dalla copertina marrone, lasciapassare
per ogni varco, tappezzato di timbri di Paesi lontani che ritroviamo vicini
nei volti delle persone lungo il nostro e il loro tragitto. Qui, si
intersecano. Ovunque.
Partiamo, alla
ricerca dell’altro e di noi stessi, verso i confini di un’Europa che
discrimina e respinge, trasformando individui in numeri, in sigle, in pezzi di
carta.
Tutto è incerto e
precario. Come in un gioco dell’oca, dove il passo successivo dipende dal
lancio di un dado e dagli imprevisti durante il cammino; dove a segnare il
destino di un uomo è qualcosa di arbitrario e di aleatorio, quasi mai dettato
dalla fatalità del caso: il dito puntato di un poliziotto di frontiera che
blocca la strada, il pugno di ferro tra Paesi limitrofi che getta gli esseri
umani nel dimenticatoio delle “terre di nessuno”, un documento di identità con
una nazionalità che non piace”.