Si
sono chiuse le urne in questa domenica referendaria nella Repubblica serba di
Bosnia (Rs), l’entità a maggioranza serbo-bosniaca che mai ha nascosto le sue
mire secessionistiche dalla Bosnia Erzegovina, di cui è parte in virtù degli
Accordi di pace di Dayton del 1995. Il voto di oggi era atto a stabilire se la
data del 9 gennaio, quella in cui fu creata, nel 1992, con un colpo di mano la
Rs, debba o meno essere proclamata giornata di festa nazionale per l’Entità
presieduta dal miliardario ultra-nazionalista Milorad Dodik.
Secondo
dati tutti da verificare diffusi dalle autorità elettorali della Rs, l’affluenza
dovrebbe essere stata intorno al 51% dei 624.190 aventi diritto, in linea con tutte
le ultime tornate elettorali. Secondo le autorità, tutto si sarebbe svolto con
la massima correttezza e regolarità. Astensionismo dunque altissimo, quorum
raggiunto di un soffio e probabile plebiscito a favore della creazione della
giornata di festa nazionale, se i dati dovessero essere confermati.
Domani
mattina, forse già intorno alle 9,00, i risultati dovrebbero essere comunicati
ufficialmente. Dopo di che è probabile che esploda un periodo di tensione
politica e di carte da bollo poiché per la Corte costituzionale bosniaco-erzegovese
la consultazione referendaria è incostituzionale, dunque priva di qualsiasi
validità e conseguenza. Sulla stessa lunghezza d’onda sono da tempo schierati l’Unione
europea, l’Ufficio dell’Alto Rappresentante e quasi l’intera comunità
internazionale, Serbia inclusa ma Russia esclusa.
A
Višegrad, nella Rs, uno dei luoghi simbolo delle stragi e dello stupro etnico
durante la guerra del 1992-1995 ai danni della locale componente
musulmano-bosniaca, oggi ha votato il regista Emir Kušturica, che da alcuni
anni ha rinunciato alla nazionalità bosniaca, ha abiurato il credo musulmano e,
con un abile colpo di regia, si è trasformato in perfetto ortodosso serbo. Il
regista, intimo sodale di Dodik, con cui ha creato l’orrenda Andrićgrad nel cuore
della tormentata Višegrad, oggi ha votato a favore della proclamazione della
festa nazionale e si è, una volta di più, speso per la Rs indipendente dalla
Bosnia, probabilmente pregustando già nuovi lucrosi affari. Tra le altre
amenità dette in conferenza stampa da Kušturica, quella secondo la quale il
povero Ivo Andrić sarebbe un patrimonio
della sola Rs e non di tutto ciò che un tempo era la Jugoslavia e dell’intera
umanità, visto che è stato premiato con il Premio Nobel per la Letteratura nel
1961.
Domani
vedremo, anche quale sarà la reazione della comunità internazionale contro
questa ennesima spallata di un branco di avventurieri contro la Bosnia Erzegovina
e il suo già incerto e traballante futuro.