«Adesso vi portiamo in un posto speciale».
Con questa promessa, complici e visibilmente orgogliose delle bellezze del
nostro Paese, ci dirigemmo verso il colle
Aventino in compagnia delle nostre amiche bosniache della Cooperativa Potočnica*, S. e N. La
primavera era alle porte, ma aveva da poco piovuto e un venticello fresco
trasportava, insieme all’odore
inebriante della terra bagnata, l’intenso profumo degli aranci in fiori. Quando
Roma si aprì imponente sotto di noi, i loro sguardi si accesero. L’emozione
prese il sopravvento e fu facile anche per loro lasciarsi travolgere
dall’entusiasmo. Fu un roteare di risate contagiose e un po’ “bambine”.
Nicoletta si sbracciava, desiderosa di mostrare loro tutto ciò che lo sguardo
era in grado di afferrare. Fu a quel punto che, inaspettatamente, S. incupita
in volto disse: «È tutto così bello qui, ma quando verrete in Bosnia noi
potremo mostrarvi solo pietre e le tombe dei nostri cari… ». Non è così, cara
amica. Il tuo Paese ha molto da mostrare non solo a noi, ma al mondo intero: il
coraggio con il quale continuate a r-esistere
e a fare Memoria, la solidarietà che vuole andare oltre quei confini definiti a
tavolino, il lavoro attraverso il quale la terra martoriata tornerà fertile.
Ciò che state coltivando oggi darà frutti ai vostri figli e nipoti. Continuiamo
insieme a lavorare e a credere che quel futuro sarà possibile.
* Potočnica è il nome di una cooperativa
agricola femminile che ha sede a Potočari, la frazione di Srebrenica dove sorge
il Memoriale delle vittime del genocidio dell’11 luglio 1995. In bosniaco
Potočnica denomina una pianta, il Myosotis, in italiano il “nontiscordardime”
Stefania Sarallo
Giornalista
della testata Confronti