È un mastino senza denti ad assalire da
dentro i nostri corpi gonfi di cattiva memoria e di pessimo oblio. Fa finta di
far paura e di inchiodarci alle nostre responsabilità: poi prova a mordere, non
riesce a farlo e scatta l’autoassoluzione.
Viviamo in nodi che stringono l’Europa
senza soffocarla: nodi d’oggi, che si chiamano Aleppo e Odessa, nodi d’appena
ieri, come Srebrenica. Guerre dette etniche, ma che sono solo scontri accaniti
per la terra e per un dio, ovvero scontri tra comunità e soldati contro civili.
Islamofobia militante nel sud-est della Bosnia, con la Serbia appena al di là
del fiume, la morbida Drina che è anche un fiume di cadaveri, genocidio e
inondazioni. La civiltà cristiana con il volto di Mladić voleva proteggerci dall’islam, come autorevolmente spiegò
l’europarlamentare Borghezio alla notizia dell’arresto del militare serbo: “…i patrioti sono patrioti e per me Mladić è un patriota. Quelle che gli rivolgono sono accuse politiche.
Sarebbe bene fare un processo equo, ma del Tribunale dell’Aja ho una fiducia di
poco superiore allo zero. I Serbi avrebbero potuto fermare l’avanzata islamica
in Europa, ma non li hanno lasciati fare. E sto parlando di tutti i Serbi,
compreso Mladić. Io comunque
andrò certamente a trovarlo, ovunque si troverà…”. Come provò a proteggerci?
Uccidendo migliaia di maschi musulmani tra l’11 e il 16 luglio del 1995, dopo
averli separati dal resto della loro gente, gente minacciata, terrorizzata,
stuprata. Come ci protegge Borghezio?
Il mastino
sdentato e canuto che è la nostra coscienza prova a ricordarcelo almeno una
volta all’anno, quando si approssima la ricorrenza dell’11 luglio, ma salgono
fuori solo balbuzie di guaiti: e così tocca persino coccolarlo, il povero
mastino, e che va bene così, e farlo accucciare ai piedi del letto o forse
sulla copertina fina d’estate. Questa è la coscienza dell’Europa unita, dei
caschi blu, dei mediatori internazionali, e di noi votanti. Ora jihadisti
sbarcano sulle coste italiane, portando da noi la guerra santa: almeno così
sostiene il quotidiano ufficiale del partito che ha mandato Borghezio a
Strasburgo. I jihadisti arrivano da Aleppo, ma a più forza ancora e da più
tempo vengono da Srebrenica: sono gli uccisi di Srebrenica e di Potočari a sbarcare qui (quelli che non rimuoiono affogati), tutti
vecchietti o giovanissimi manovali del terrore, vero?, non ricomposti, non
riaggregati. Sbarcano corpi smembrati che s’aggirano per le nostre città,
rifornendo di denti spezzati il mastino delle nostre coscienze affinché provi
ad azzannarci sul serio scavandoci un morso nel cuore del petto. Solo chi
questo morso lo aveva da prima, già da tempo viaggiava per le strade di Bosnia senza esitare un
attimo. La guerra in casa, scrisse
Luca Rastello, nel più bel libro pubblicato da un europeo sui crimini degli
anni Novanta nei Balcani occidentali. Loro in
noi.
Eppure
lontanissime sono Srebrenica, Aleppo, Bengasi, Kabul e Odessa. Partecipiamo a
riti e a cerimonie, senza scalfire né la morte del passato né quella del
presente. Essa (ma se fosse un maschio?) risorge dalle fosse comuni, ora
rivoltate dalle piogge devastatrici di metà maggio che hanno portato ovunque
mine antiuomo e ossa. Alle donne e uomini della Bosnia Erzegovina ora spetta
l’ennesima ricostruzione: le case di molti ritornati a Srebrenica sono state
spazzate via dalla furia delle acque. Forse ce la faranno ancora, nel nome di
chi non c’è più e guardando con rabbia e pietà persino al muso del mastino.
scrittore e poeta