Impegnato
nella correzione delle bozze del libro Oro Azzurro, in uscita a settembre, non
ho potuto non immergermi nella lettura di questo importante comunicato di
Amnesty International, che riporto qui integralmente.
"Il
Brasile ha perso la più importante medaglia di Rio 2016: diventare campione dei
diritti umani", ha dichiarato Atila Roque, direttore generale di Amnesty
International Brasile.
Secondo
l'organizzazione per i diritti umani, a Rio de Janeiro durante lo svolgimento
delle Olimpiadi sono state uccise almeno otto persone nel corso di operazioni
di polizia e manifestazioni pacifiche sono state duramente represse.
"Le
autorità brasiliane hanno perso un'occasione d'oro per dare seguito alla
promessa di adottare politiche in materia di sicurezza che avrebbero reso Rio
una città sicura per tutti. L'unico modo per rimediare ai molti errori commessi
durante le Olimpiadi è quello di assicurare indagini efficaci sulle uccisioni e
sulle altre violazioni dei diritti umani commesse dalle forze di polizia e
assicurare i responsabili alla giustizia”, ha aggiunto Roque.
Nel
2016 le uccisioni ad opera della polizia sono aumentate di mese in mese mentre
Rio si preparava a dare il benvenuto al mondo.
Secondo
l'Istituto per la pubblica sicurezza dello stato di Rio de Janeiro, in città la
polizia ha ucciso 35 persone ad aprile, 40 a maggio e 49 a giugno, con una
media sempre superiore a un omicidio al giorno.
Operazioni
di polizia segnate dalla violenza si sono svolte per tutta la durata delle
Olimpiadi in diverse parti di Rio, tra cui Acari, Cidade de Deus, Borel,
Manguinhos, Alemão, Maré, Del Castilho e Cantagalo. Tre persone sono state
uccise a Del Castilho, quattro a Maré e una a Cantagalo. Il bilancio potrebbe
aumentare se arriverà la conferma di ulteriori morti in due altre favelas,
Acari e Manguinhos.
Gli
abitanti di queste zone hanno denunciato altre violazioni dei diritti umani da
parte della polizia, come irruzioni nelle abitazioni, minacce di morte e
aggressioni fisiche e verbali.
La
"guerra alla droga" e l'uso di armi pesanti nel corso delle
operazioni di sicurezza hanno posto a rischio la vita degli stessi agenti di
polizia, almeno due dei quali sono stati uccisi nei primi 10 giorni delle
Olimpiadi.
Nella
prima settimana di svolgimento dei Giochi (5-12 agosto), nella regione
metropolitana di Rio hanno avuto luogo 59 scontri a fuoco (in media, quasi otto
e mezzo al giorno), rispetto ai 32 della settimana precedente. Nello
stesso periodo, la violenza armata ha causato almeno 12 morti e 32 feriti,
secondo Cross-Fire, una app lanciata a luglio da Amnesty International
per segnalare episodi di violenza nelle favelas.
Le
manifestazioni di protesta sono state durante represse dalle forze di polizia,
sia all'interno che all'esterno degli impianti sportivi. Dal 5 al 12 agosto,
proteste pacifiche sono state sciolte con violenza, anche mediante l'uso di gas
lacrimogeni e granate stordenti. Diverse persone sono state arrestate mentre
altre sono state allontanate dagli impianti sportivi per il mero fat to
d'indossare magliette su cui erano scritti messaggi di protesta, in violazione
del diritto alla libertà d'espressione.
A
San Paolo, il 5 agosto, la polizia ha represso una manifestazione con estrema
violenza arrestando 100 persone, tra cui almeno 15 minorenni.
“Al
termine dei Giochi olimpici ci ritroviamo con politiche di pubblica sicurezza
ancora più militarizzate, basate su una repressione molto selettiva, sull'uso
eccessivo della forza e sull'impiego di agenti di polizia nelle favelas come se
fossero in azione da combattimento. Il risultato già si è visto: l'aumento del
numero delle uccisioni e di altre violazioni dei diritti umani, soprattutto ai
danni di giovani neri”, ha commentato Roque.
"Ancora
una volta, l'eredità di un grande evento sportivo svolto in Brasile è stata
macchiata dalle uccisioni di polizia e dalle violazioni dei diritti umani ai
danni di manifestanti pacifici. Il Comitato olimpico internazionale e altri
organismi che si occupano di organizzazione di eventi sportivi non devono
permettere che questi si svolgano a scapito dei diritti umani delle persone”,
ha concluso Roque.