lunedì 27 febbraio 2017
Štrpci, la strage del diretto 671
Una delle pagine terribili della guerra a Višegrad. Il 27
febbraio 1993 il treno diretto
671, partito da Belgrado con destinazione Bar, entra nel territorio della Repubblica
serba di Bosnia, nel comune di Rudo. Il convoglio viene fatto fermare dai
paramilitari dei cugini Milan e Sredoje Lukić nella stazione di Štrpci, un frazione di Rudo. I
paramilitari avrebbero solo il mandato di controllare i documenti di tutti i
passeggeri, ma dal convoglio vengono fatte scendere diciannove persone “non
serbe”: un croato e diciotto musulmani-bosniaci. Gli sventurati, una volta
scesi dai vagoni, vengono derubati e abusati fisicamente, come consuetudine delle
Aquile bianche. Quindi vengono fatti
salire a forza su un camion e, condotti nei pressi del Vilina Vlas, nella zona termale di Višegrad, vengono torturati tra
i resti di una casa bruciata da un rogo lungo la riva della Drina. Terminato il
divertimento, tutti vengono eliminati con un colpo alla testa e i loro corpi
gettati nel fiume. I loro resti non sono mai stati ritrovati. Dei trenta
sospettati per questo eccidio, al momento solo uno, Nebojša Ranisavljević da Despotovac è
stato condannato, nel 2002, dal tribunale di Bjelo Polje, a quindici anni di
carcere (condanna poi confermata in appello dalla Corte suprema del Montenegro
nell’aprile del 2004). Ranisavljević è
stato rilasciato per buona condotta nel 2011 ed è tornato uomo libero. Nel 2014
sono poi stati arrestati altri quindici presunti responsabili della strage, al
momento ancora in attesa di sentenza definitiva.