Dal 14 febbraio è detenuto nelle carceri turche il reporter Deniz Yucel, corrispondente del
giornale Die Welt. Yucel, con doppia
nazionalità turco-tedesca, è accusato di "propaganda terroristica" e
"istigazione all'odio" nell'ambito di un'inchiesta sul collettivo di hacker turchi RedHack, che diffusero
alcune email di Berat Albayrak, ministro dell'Energia e genero del presidente
Recep Tayyip Erdogan, su cui il giornalista ha scritto alcuni articoli.
Sul tema della libertà
d’espressione in Turchia segnaliamo il focus del Rapporto
2016-2017. La situazione dei diritti umani nel mondo di Amnesty
International. Il testo può essere ripreso dalla stampa citando la fonte ©
Infinito edizioni 2017 – www.infinitoedizioni.it
“La
situazione della libertà d’espressione è fortemente peggiorata nel corso
dell’anno. Dopo la dichiarazione dello stato di emergenza, 118 giornalisti sono
stati rinviati in custodia preprocessuale e 184 organi d’informazione sono
stati chiusi arbitrariamente e definitivamente, in base a decreti esecutivi,
con gravi limitazioni imposte alle testate vicine all’opposizione2. Le
persone che esprimevano dissenso, soprattutto in relazione alla questione
curda, sono state minacciate di violenza e di azioni penali. La censura su
Internet è aumentata. A novembre, almeno 375 Ngo, tra cui gruppi per i diritti
delle donne, associazioni di avvocati e organizzazioni umanitarie, sono state
chiuse con decreti esecutivi.
A
marzo, un tribunale della capitale Ankara ha nominato un fiduciario per il
gruppo di comunicazione Zaman, vicino all’opposizione, in relazione a
un’indagine in corso per accuse di terrorismo. Dopo che la polizia ha assaltato
gli uffici di Zaman, ai giornali e ai canali televisivi del gruppo è stata
imposta una linea editoriale filogovernativa. A luglio, tutte le testate di
Zaman sono state definitivamente chiuse, insieme ad altri mezzi di
comunicazione legati a Gülen. Sono state chiuse anche le nuove testate, create
dopo che il governo era subentrato nella gestione del gruppo Zaman.
A
maggio, il caporedattore del quotidiano Cumhuriyet, Can Dündar, e il
rappresentante del giornale ad Ankara, Erdem Gül, sono stati riconosciuti
colpevoli di aver “rivelato segreti di stato” e condannati entrambi a cinque
anni e 10 mesi di reclusione per la pubblicazione di articoli in cui si
affermava che le autorità turche avevano tentato di spedire segretamente armi
ai gruppi armati d’opposizione in Siria. Il governo aveva affermato che i
camion stavano trasportando rifornimenti umanitari per i turkmeni. A fine anno,
il caso era ancora in attesa di appello. A ottobre, altri 10 giornalisti sono
stati detenuti in custodia preprocessuale per aver commesso reati per conto
della Fetö e del Pkk.
Ad
agosto, la polizia ha chiuso gli uffici di Özgür Gündem, il principale
quotidiano curdo, in base a un’ordinanza di tribunale che ne imponeva la
chiusura a causa d’indagini in corso per terrorismo, una sanzione non prevista
dalla legge. Due redattori e due giornalisti sono stati arrestati in attesa di
giudizio e incriminati per reati di terrorismo. Tre sono stati rilasciati a
dicembre, mentre il redattore İnan Kızıkaya è rimasto in detenzione.3 A
ottobre, con un decreto esecutivo, Özgür Gündem è stato definitivamente
chiuso, insieme a tutti i principali organi di stampa nazionali filocurdi.
Coloro che avevano
firmato la petizione sottoscritta a gennaio 2016 dagli Accademici per la pace,
che chiedeva di riprendere i negoziati di pace e di riconoscere le richieste
del movimento politico curdo, sono stati sottoposti a minacce di violenza,
indagini amministrative e procedimenti penali. Ad aprile, quattro firmatari
sono stati detenuti fino all’udienza in tribunale; sono quindi stati liberati
ma non assolti4. Alla fine
dell’anno, 490 accademici erano sotto indagine amministrativa e 142 erano stati
licenziati. Dal colpo di stato, oltre 1.100 dei firmatari erano formalmente
sotto indagine penale.
È aumentata la
censura su Internet; le autorità hanno emesso ordini, approvati dalla
magistratura senza discutere, per ritirare o bloccare contenuti, inclusi siti
web e account di social network, provvedimenti contro i quali non esisteva
alcuna possibilità effettiva di ricorso. A ottobre, le autorità hanno
interrotto i servizi Internet nel sud-est del paese e si sono impegnate nella
limitazione dei vari servizi di social network”.
Il
libro:
Titolo: Rapporto 2016-2017. La situazione dei diritti umani nel mondo
Autore: Amnesty International
Titolo: Rapporto 2016-2017. La situazione dei diritti umani nel mondo
Autore: Amnesty International
€ 19,90 – pag. 624
L’AutoreAmnesty International è un’organizzazione non governativa indipendente, una comunità globale di difensori dei diritti umani che si riconosce nei princìpi della solidarietà internazionale. L’associazione è stata fondata nel 1961 dall’avvocato inglese Peter Benenson, che lanciò una campagna per l’amnistia dei prigionieri di coscienza. La visione di Amnesty International è quella di un mondo in cui a ogni persona siano riconosciuti tutti i diritti umani sanciti dalla Dichiarazione universale dei diritti umani e da altri atti sulla protezione internazionale dei diritti umani.
Per maggiori informazioni: http://www.amnesty.it