L’Ecri,
l’organismo anti-razzismo del Consiglio d’Europa, ha esortato ieri la Bosnia
Erzegovina a porre fine alla segregazione scolastica tra alunni e docenti
appartenenti a gruppi nazionali diversi.
“Porre fine a tutte le forme di
segregazione nelle scuole è probabilmente il compito più importante per la
Bosnia. È assolutamente vitale per costruire una società inclusiva e
risparmiare alle generazioni future la maledizione delle divisioni etniche e
dell'odio” ha dichiarato in proposito il presidente dell’Ecri.
Già il
Parlamento europeo s’era accorto che il sistema scolastico bosniaco è allo
stremo e che va urgentemente riformato. Con estrema durezza, seppure sempre in
politichese, la risoluzione del Parlamento
europeo del 17 giugno 2010, B7-0342/2010, esortava
«le autorità della Bosnia Erzegovina,
pur riconoscendo i progressi compiuti sul piano istituzionale, ad adottare la
legge relativa all’istruzione superiore a livello statale e a concentrarsi
sulla piena attuazione delle leggi quadro nel settore dell’istruzione, in modo
da ridurre la frammentazione del sistema scolastico; esorta altresì le autorità
della Bosnia Erzegovina ad adottare misure volte a migliorare complessivamente
la qualità dell’istruzione, avvalendosi pienamente del partenariato europeo,
rispondendo così alle esigenze del mercato del lavoro e rispettando gli
standard previsti dal processo di Bologna, come pure a instaurare programmi di
formazione e di riqualificazione, con il supporto dell’Ue, per quanti devono
far fronte a periodi lunghi di disoccupazione; incoraggia l’attuazione di
programmi di scambio internazionale per studenti fra tutte le università della
Bosnia Erzegovina e degli Stati membri dell’Ue, utilizzando i programmi e le
reti esistenti nell’Ue; sottolinea la necessità di aumentare in misura
significativa il numero degli studenti, degli insegnanti e dei ricercatori che
partecipano ai programmi di mobilità dell’Ue; mette in rilievo il fatto che l’istruzione
è un tramite importantissimo per una vera riconciliazione interetnica; ritiene
che, nel contesto dell’assistenza dell’Ue, si debba dedicare maggiore
attenzione alla promozione di un sistema scolastico inclusivo, non
discriminatorio, basato sulla tolleranza e il rispetto della diversità nonché
sull’impegno per pervenire a una comprensione della storia comune, e all’abolizione
della segregazione tra i diversi gruppi etnici (due scuole sotto lo stesso
tetto), creando in entrambe le Entità programmi didattici comuni e classi
integrate; valuta positivamente, al riguardo, l’istituzione di un consiglio
scolastico studentesco esteso a tutta la Bosnia Erzegovina; invita le autorità
della Bosnia Erzegovina a rivedere gli attuali metodi, rigidi e costosi, per la
convalida dei diplomi e a istituire un’agenzia per il riconoscimento dei
diplomi a livello di Stato; ricorda alle autorità della Bosnia Erzegovina che
la forza lavoro qualificata dovrebbe essere incoraggiata a cercare lavoro nel
Paese e non scoraggiata dal farlo».
In sette anni nulla è stato
fatto. E, in mancanza di un sistema di sanzioni che vada a colpire direttamente
le tasche dei leader politici
bosniaco erzegovesi, nulla continuerà a essere fatto anche nei prossimi sette e
più anni.
Ho dedicato un intero libro, dal
titolo MISTER SEI MILIARDI, ai giovani e al fenomeno dell’apartheid scolastico,
l’ennesimo scandalo tutto bosniaco e tutto europeo.