La notizia, per quanto macabra, ha l’aspetto positivo che forse, grazie all’esame del Dna, tra qualche mese alcune famiglie potranno finalmente seppellire le spoglie dei loro cari scomparsi da un ventennio. Sono ancora oltre diecimila gli scomparsi dei conflitti balcanici degli anni Novanta, disseminati in chissà quante fosse singole o comuni.
La
buona notizia – riportata da Tuzlanska Amica – è che lo scorso fine settimana nei
dintorni di Doboj è stata posta la prima
pietra per l’edificazione di una fabbrica per la lavorazione della frutta che
sarà prodotta sul posto da un migliaio di famiglie, riunite in una cooperativa.
A pieno regime la fabbrica dovrebbe portare all’assunzione di circa trecento
dipendenti. Il capitale sembra provenire dall’Azerbaijan. Il modello, invece,
sembra ispirarsi a quello ideato dai fondatori della Cooperativa Insieme a Bratunac,
sempre in Rs, dove un migliaio di famiglie per metà serbo-bosniache e per metà
bosniache musulmane producono lamponi e altri frutti di bosco che poi vengono
trasformati in una piccola fabbrica subito fuori Bratunac, nella quale lavorano
dipendenti di entrambi i gruppi nazionali. Speriamo che anche gli investitori
di Doboj siano altrettanto attenti (anche ai diritti dei lavoratori) e lungimiranti.