martedì 17 giugno 2014

Venticinque anni dopo, in bocca al lupo ai ragazzi per la Maturità e qualche ricordo, fors'anche "curioso"

Stavo acriticamente leggendo la solita notiziola tardo-primaverile sull'inizio della Maturità quando ho provato una sorta di mancamento: sono passati venticinque anni! Sembra un'altra vita, senz'altro è un altro secolo. Per non parlare del fatto che, nel frattempo, è scattato anche un altro millennio.
Ignoro come funzioni oggi la Maturità. So solo che per me arrivò alla fine di un quinquennio di liceo classico che ricordo come gli anni peggiori della mia vita, se non altro perché cominciati con la non allettante prospettiva che avessi un tumore al cervello. Più che il quarto ginnasio - di cui ho un ricordo in toni di grigio e di cui mi tornano alcune immagini non piacevoli - ricordo gli elettroencefalogrammi, i tracciati, le visite, i medici, i diversi pareri, il senso di spossatezza che mi pervase per mesi, la febbre costante, il freddo nelle ossa, una sorta di ovattata disperazione che poi, per fortuna, scivolò via con il sole della primavera e mi ritrovai a dover recuperare le forze e una pagella disastrosa. I professori furono umani e capirono. Non fu così per tutti i compagni di classe. Ma l'adolescenza ti porta a essere cattivo, instabile, mutevole. Tutto normale. Se non fosse che ero adolescente anch'io. Alla fine di quel quarto ginnasio, quasi quindicenne, mi ritrovai miracolosamente promosso e ancora ricordo gli occhi iniettati di disprezzo di una compagna di classe, rimandata in inglese (una pura cattiveria dell'insegnante): "Dovevano rimandare te, non me". Per me la promozione vera era stata quella dei medici: "Ci siamo sbagliati, non hai un tumore al cervello ma altro, curabile". E giù medicine, per uscirne, per fortuna, ma del tutto solo tanti anni dopo. Magari un giorno, se dovessi ancora avere qualche lettore, potrei trovare la forza di raccontare questa storia. Chi lo sa.
L'esame di maturità fu una vera e propria liberazione, lo ricordo perfettamente. Avevo una felpa bianca, il giorno dell'esame orale, ero tesissimo e mi mancava un pezzettino di programma da ripassare, ma non c'era da recriminare. Allo scritto, oltre all'italiano, se ben ricordo era uscito il greco. Non usciva da anni, ma posso sbagliare, sinceramente ho rimosso e non ho voglia di andare a scavare sul web. All'orale, di questo sono sicuro, portavo italiano e storia. Anzi, la mia adorata storia come prima materia, non sostituibile, e italiano come seconda, che portavano in pochi  credo in cinque - e quindi era difficile fosse cambiata. Italiano aveva un programma immenso. E nel triennio precedente il programma era stato svolto veramente male da un insegnante anziano e svogliato che aveva evitato fin dal primo giorno di provare a prendere in mano la classe.
Ricordo la sorpresa che colse tutti quando scoprimmo che con noi, al liceo classico Ugo Foscolo di Albano Laziale, in provincia di Roma, avrebbe sostenuto l'esame come privatista uno studente "speciale", un predestinato, decisamente ricco. Pensavamo fosse una bufala, invece il mattino della prima prova, il tema,  davanti al cancello di via San Francesco si fermò una Thema scura con autista, dalla quale scese uno studente in giacca e cravatta, dal nome di Piersilvio Berlusconi. Non scoprimmo mai perché abbia svolto l'esame di Maturità lì, ad Albano Laziale. Poi la cosa fu rimossa. Ricordo ancora un compagno di un'altra classe, milanese, socialista e milanista, attaccare un "francobollo" infinito al nuovo venuto con domande che spaziavano da Bettino Craxi - che per quel ragazzo, Fabio, che poi ritrovai brevemente anche a Scienze politiche, prima che lui decidesse di "fare carriera" nel mondo dei villaggi vacanze - al Milan, che il Cavaliere aveva comprato nel 1986, a qualsiasi cosa gli passasse per la mente. Risposte evasive. Si diceva che a bordo della Thema ci fosse la moglie del Cavaliere. Ma i vetri erano scuri e non si capiva.
Non parlai con quel personaggio ma gli devo un "favore", per quanto lui non lo abbia mai saputo e ignori la mia stessa esistenza: la sua presenza, inattesa e segnalata per iscritto solo il giorno della prova d'italiano, mi permise di slittare per gli orali e di passare dall'essere l'ultimo del sabato a primo del lunedì. Quel fine settimana mi permise di studiare un mucchio di autori italiani che fin lì non ero riuscito ad affrontare.
Oggi, a 25 anni di distanza, mi piacerebbe chiedere a Piersilvio Berlusconi perché proprio lì, liceo Ugo Foscolo di Albano Laziale, ma immagino che non giungerebbe risposta. Segreti di stato.
In ogni caso, ragazzi, l'esame di Maturità è una formalità. Vedrete che andrà tutto bene e che vi divertirete. Trascorrerete poi l'estate più bella della vostra vita. Sollevati e sereni. Ve lo auguro. Spero che potrete continuare gli studi. Una volta si diceva: spero che vorrete continuare gli studi. Oggi tanti che meriterebbero e vorrebbero non possono, perché l'Italia non è un Paese meritocratico e i migliori non vengono aiutati ad andare avanti, se le loro famiglie non hanno risorse da investire. D'altronde, questo è un Paese da cui i migliori poi devono scappare via, se vogliono trovare una speranza di lavoro. Ma a questo pensate dopo. In bocca al lupo e speriamo che, tra 25 anni, possiate tutti ricordare con un sorriso dolce sulle labbra quest'esperienza e abbiate quanto meno un altro mezzo secolo davanti per dire: "Ah, la Maturità...! Ancora mi ricordo che quel giorno faceva un gran caldo e che all'orale portavo...".