Sono
state divulgate dall’agenzia di stampa Fena
le prime stime delle Nazioni Unite relative alla terribile alluvione che a metà
maggio ha colpito Bosnia, Serbia e Croazia, provocando ben 77 vittime, la
maggior parte delle quali in Serbia.
Sono
cifre da incubo, per un’economia già stagnante e in parte ancora di guerra come
quella bosniaca: le perdite economiche sono stimate intorno agli 1,3 miliardi
di dollari, le case alluvionate sono state circa 75.000, quelle totalmente
distrutte oltre 2.000 e, in un Paese con un tasso di disoccupazione che sfiora
il 50 per cento della popolazione attiva, sono stati circa 15.000 i posti di
lavoro perduti.
A
tutto questo si aggiunga che, sempre secondo le stime dell’Onu, alla Bosnia servirebbero
210 milioni di dollari nei prossimi sei mesi per far fronte alle prime e più
gravi conseguenze del disastro di metà maggio. Quanto è stato per ora raccolto?
Appena 1,2 milioni di dollari, da impiegare tutti in progetti di bonifica dalle
mine, da individuare e far brillare all’interno di un’area alluvionata di circa
800 chilometri quadrati. Come noto, l’alluvione ha provocato migliaia di
smottamenti e di frane, con il conseguente spostamento degli ordigni bellici
disseminati durante la guerra del 1992-1995 e ancora ampiamente presenti sul
territorio bosniaco.
Alla
fine, come sempre, stanno facendo più i privati cittadini dei governi e delle
agenzie internazionali. Solita vecchia storia…