Quest’anno
saranno 127 i mucchietti d’ossa contenuti dentro piccole casse verdi che
raggiungeranno gli altri loro 6.377 compagni di sventura sotto la dura crosta
della terra del cimitero memoriale di Potočari, distante circa cinque
chilometri da Srebrenica.
A
quota diecimila – il numero stabilito dall’ente internazionale che si occupa
del riconoscimento e dell’inumazione delle vittime, sebbene i famigliari delle
vittime da anni facciano il numero di 10.701 morti – manca ancora molto.
Stucchevoli
polemiche hanno preceduto (e stanno precedendo) la commemorazione. A queste
stucchevoli polemiche, come ogni anno accade, seguirà il silenzio dei
politici-sciacalli e dei media,
talvolta non meno sciacalli.
Ai
parenti delle vittime che quest’anno troveranno sepoltura vanno le più sincere
condoglianze. A chi ancora sta aspettando che i loro cari vengano esumati da
nuove fosse comuni secondarie o terziarie o vengano riconosciuti dagli esperti
nel centro commemorativo di Tuzla, tutta la più umana comprensione e il più
forte sostegno affinché questo dolore ultraventennale possa finalmente trovare
conclusione.
Tutte
le vittime – sia quelle già inumate sia quelle che forse un giorno lo saranno –
e i loro famigliari stanno ancora aspettando quella chimera chiamata giustizia,
che al momento è solo e semplicemente giustizia negata.