Enrico
Rocca, lettore di Brescia, mi ha gentilmente inviato un commento molto
dettagliato sul mio ultimo lavoro VIŠEGRAD. L’ODIO, LA MORTE, L’OBLIO, mettendo
in risalto elementi di dibattito molto profondi e interessanti, che mi stanno
particolarmente a cuore.
Pubblico
molto volentieri questo suo contributo, che spero possa diventare elemento di
riflessione e di dibattito. E spero di ricevere altri commenti da condividere,
cosa secondo me fondamentale in questa epoca di chiusura e di rassegnata
impotenza individuale e collettiva.
“Mi
piace iniziare questo commento partendo dalle ultime righe scritte dall’autore,
quel “grazie per aver voluto resistere insieme”, perché ormai leggere un libro
che non scada nella trita e ritrita banalità è quasi un atto di resistenza;
come diceva Tiziano Terzani, il giornalismo è una missione, ma nell’epoca
odierna è più semplice scrivere per stereotipi o fare copia/incolla da internet
ed è purtroppo raro vedere giornalisti che viaggiano (magari scomodamente e a
proprie spese) e provano a far parlare le persone, i luoghi e a descrivere la
Storia, in quanto, ed è questo il messaggio più importante dell’opera,
attraversare i confini che ci separano da questi luoghi si può, basta volerlo.
Ma
questo libro ci riguarda? Perché dovremmo preoccuparci di vicende passate delle
quali in Italia non esiste neppure una sufficiente conoscenza? Perché purtroppo
suddividere l’umanità tra razze superiori e inferiori non è un fenomeno
conclusosi poco prima della metà del secolo scorso, ma è proseguito e continua
tutt’oggi più di quanto pensiamo e, magari sottotraccia e premettendo un “io
non sono razzista, però…”, anche nella nostra società.
Dopo
“Srebrenica”, con “Visegrad” Luca Leone sta nuovamente dalla parte del più
debole, ma soprattutto dà voce e offre una speranza a coloro che non hanno
ancora ottenuto giustizia, che si trovano costretti tutti i giorni a camminare
fianco a fianco con assassini e stupratori spesso ritenuti “eroi” da chi non
vuole considerare nemmeno lontanamente l’ipotesi di una convivenza pacifica tra
eguali.
La
lettura dell’opera, che nonostante la “durezza” degli argomenti trattati ha il
pregio di scorrere piacevolmente e senza pesantezza, ha anche il merito di
andare a cercare un esempio positivo, quello che possiamo trovare a Rudo, un
comune che sorge sulla riva destra della Drina con un sindaco che, in controtendenza
alla maggioranza, espone un punto di vista volto a costruire un futuro di
speranza per tutti e senza suddivisioni etniche e religiose.
Per
concludere, mi preme sottolineare che questo libro è, inoltre, la dimostrazione
concreta che, nonostante un panorama nostrano desolante con una percentuale di
lettori tra le ultime in Europa, in Italia c’è ancora chi sa e vuole fare
un serio giornalismo d’inchiesta e case editrici che meritano d’essere
sostenute senza se e senza ma. Perché la cultura è la sola speranza di un
futuro migliore per noi e per i nostri figli”.