martedì 9 maggio 2017

Enrico Rocca: se “in Italia c’è ancora chi sa e vuole fare un serio giornalismo d’inchiesta”

Enrico Rocca, lettore di Brescia, mi ha gentilmente inviato un commento molto dettagliato sul mio ultimo lavoro VIŠEGRAD. L’ODIO, LA MORTE, L’OBLIO, mettendo in risalto elementi di dibattito molto profondi e interessanti, che mi stanno particolarmente a cuore.
Pubblico molto volentieri questo suo contributo, che spero possa diventare elemento di riflessione e di dibattito. E spero di ricevere altri commenti da condividere, cosa secondo me fondamentale in questa epoca di chiusura e di rassegnata impotenza individuale e collettiva.

“Mi piace iniziare questo commento partendo dalle ultime righe scritte dall’autore, quel “grazie per aver voluto resistere insieme”, perché ormai leggere un libro che non scada nella trita e ritrita banalità è quasi un atto di resistenza; come diceva Tiziano Terzani, il giornalismo è una missione, ma nell’epoca odierna è più semplice scrivere per stereotipi o fare copia/incolla da internet ed è purtroppo raro vedere giornalisti che viaggiano (magari scomodamente e a proprie spese) e provano a far parlare le persone, i luoghi e a descrivere la Storia, in quanto, ed è questo il messaggio più importante dell’opera, attraversare i confini che ci separano da questi luoghi si può, basta volerlo.
Ma questo libro ci riguarda? Perché dovremmo preoccuparci di vicende passate delle quali in Italia non esiste neppure una sufficiente conoscenza? Perché purtroppo suddividere l’umanità tra razze superiori e inferiori non è un fenomeno conclusosi poco prima della metà del secolo scorso, ma è proseguito e continua tutt’oggi più di quanto pensiamo e, magari sottotraccia e premettendo un “io non sono razzista, però…”, anche nella nostra società.
Dopo “Srebrenica”, con “Visegrad” Luca Leone sta nuovamente dalla parte del più debole, ma soprattutto dà voce e offre una speranza a coloro che non hanno ancora ottenuto giustizia, che si trovano costretti tutti i giorni a camminare fianco a fianco con assassini e stupratori spesso ritenuti “eroi” da chi non vuole considerare nemmeno lontanamente l’ipotesi di una convivenza pacifica tra eguali.
La lettura dell’opera, che nonostante la “durezza” degli argomenti trattati ha il pregio di scorrere piacevolmente e senza pesantezza, ha anche il merito di andare a cercare un esempio positivo, quello che possiamo trovare a Rudo, un comune che sorge sulla riva destra della Drina con un sindaco che, in controtendenza alla maggioranza, espone un punto di vista volto a costruire un futuro di speranza per tutti e senza suddivisioni etniche e religiose.
Per concludere, mi preme sottolineare che questo libro è, inoltre, la dimostrazione concreta che, nonostante un panorama nostrano desolante con una percentuale di lettori tra le ultime in Europa, in Italia c’è ancora chi sa e vuole fare un serio giornalismo d’inchiesta e case editrici che meritano d’essere sostenute senza se e senza ma. Perché la cultura è la sola speranza di un futuro migliore per noi e per i nostri figli”.