Si tratta dell'ennesima provocazione
contro la minoranza musulmano-bosniaca locale e di una nuova strumentalizzazione
della religione con l'obiettivo – dietro la scusa formale di ricordare i “volontari russi” che si sono “immolati” per la “difesa” della città – di mettere un ulteriore
tassello nel lavoro di pulizia etnica avviato con la strage di almeno tremila
civili tra il maggio 1992 e l'ottobre 1994.

La speranza è che si tratti di un pesce
d'aprile fuori tempo. Ma è più probabile che si tratti dell'ennesima
provocazione in vista del venticinquesimo anniversario dello scoppio della
guerra in Bosnia Erzegovina (5-6 aprile 1992). Varrà la pena ricordare che
prima dell'aprile del 1992 a Višegrad vivevano circa 22.000 persone, il 68 per
cento delle quali appartenenti al gruppo musulmano-bosniaco. Oggi vivono nella
cittadina circa 11.000 persone, delle quali poche centinaia appartenenti al
gruppo musulmano-bosniaco. La pulizia etnica, dunque, è perfettamente
riuscita...
Quando la croce sarà stata eretta, Višegrad diventerà una nuova Mostar.
Anche lì è stata eretta anni fa una croce abusiva, sull'alto di una delle
montagne che dominano la città. In quel caso, però, il simbolo non è ortodosso
ma cattolico. Il senso, tuttavia, è lo stesso...