venerdì 18 settembre 2015

Torricelli, parola di campione: “Dopo i Mondiali di arco 3D, mi aspetta un duro lavoro per provarci ancora”

“Se vinci, non gloriarti della tua vittoria; se perdi, non lasciarti scoraggiare. Quando sei al sicuro non essere imprudente; quando sei in pericolo non avere paura. Continua semplicemente a percorrere la strada che hai davanti a te”.
Queste parole del creatore del Judo, il giapponese Jigoro Kano, sembrano perfette per descrivere lo stato d’animo e la determinazione dell’arciere modenese Graziano Torricelli, uno dei dieci arcieri specialisti di arco nudo più bravi del mondo, come hanno decretato senza possibilità d’errore i recenti campionati mondiali di 3D, svoltisi in Umbria all’inizio di settembre.
Con Graziano – che per me è anche compagno di squadra, oltre che faro sempre acceso e dispensatore generoso di consigli – avevamo fatto una chiacchierata prima che partisse per la sua meravigliosa avventura mondiale. Era stato al campo di tiro con l’arco di Formigine, durante un pranzo della Compagnia degli Arcieri e Balestrieri della Torre. Ci è sembrato giusto fare anche due chiacchiere per sancire la chiusura del progetto Mondiali e inaugurare la nuova stagione, quella che, tutti lo speriamo, porterà Graziano Torricelli a difendere di nuovo i colori azzurri, questa volta – si vocifera – in Croazia.
“I Mondiali hanno rappresentato un’esperienza bellissima, emozionante. Mi sono trovato a competere e allo stesso tempo a fare amicizia, nel pieno spirito del tiro con l’arco, coi migliori tiratori del mondo, atleti che ho sempre sognato di incontrare. Io ho iniziato a tirare guardando su internet i video del mio compagno di squadra in Nazionale Giuseppe Seimandi. E trovartici a cena insieme e poi a gareggiare per difendere la maglia azzurra è stata una cosa fantastica, che non ha prezzo. Sia Seimandi che Giannini, l’atro mio compagno di arco nudo in Nazionale durante i Mondiali, si sono rivelati ragazzi veramente disponibili e mi ha fatto molto piacere”, spiega Torricelli. Che forse era arrivato in Nazionale con qualche piccolo timore. “Al di fuori della Nazionale, sui campi di gara di tutte le domeniche – confessa – si parla di un ambiente un po’ ostico. Io ho potuto toccare con mano che non è affatto così. Mi sono stati riconosciuti i meriti acquisiti col duro lavoro sul campo e sono stato convocato addirittura per i Mondiali. E una volta arrivato in Umbria, mi sono ritrovato in un ambiente protettivo, caldo, gentile, completamente collaborativo. Davvero, come stare a casa propria fin dal primo istante. E non solo con i miei compagni di arco nudo, ma anche con i compagni di Nazionale delle altre specialità. Persone speciali davvero. Come anche gli allenatori”.
Graziano Torricelli nell’ambiente degli arcieri oltre a essere stimato e apprezzato per le sue doti tecniche, è amato per la sua umanità e per la riservatezza. In effetti, Graziano è un uomo di silenzio e di sentimenti profondi, che esprime con la dolcezza e la delicatezza di occhi che sanno accendersi di affetto come a volte di rimprovero. Ma senza che mai una sola parola possa finire fuori posto o i toni rischino di accendersi. Eppure, qualche dubbio sulla tenuta dei suoi nervi lo aveva anche un atleta posato come Graziano. Perché la posta in gioco era davvero enorme. Come i rischi. “Sono riuscito a mantenere la calma nelle due gare eliminatorie, quelle che ci hanno portato dall’essere, da quarantatré partecipanti, solo in sedici. Ma non immaginavo che la responsabilità di vestire la maglia della Nazionale potesse essere così forte, a tratti schiacciante. A quel punto ce l’ho messa tutta per realizzare il mio sogno: arrivare tra i primi dieci. E ci sono riuscito, seppure a pari merito con un altro atleta. Per me è stato un grande successo. Davvero il coronamento di un sogno. Mi hanno fatto i complimenti anche in casa azzurra. Lo ripeto: nell’ambiente della Nazionale si sente un grande spirito di squadra. Pensa che chi ha avuto la sfortuna di essere eliminato non ha smesso per un istante di fare il tifo, anche quando pioveva a catinelle”.
Difficile dire se vi sia un metodo certo, una regola aurea, per vincere tensione ed emozione in certi appuntamenti che fanno tremare le vene. “L’emozione l’ho controllata pensando d’essere in una gara normale, di quelle tra noi qui al campo o nel fine settimana nei pool di tiro organizzati dalle varie compagnie dell’Emilia Romagna. E, lo confesso, cercando di guardare il meno possibile il colore della maglietta che avevo indosso, perché l’idea di portarla mi dava emozioni incontrollabili, davvero troppo forti. Mi succede anche ora, quando apro il cassetto a casa e la vedo. Così, ho cercato di pensare solo al tiro e a nient’altro. Poi va anche detto che si prendono coraggio e fiducia strada facendo. Devo dire che da subito ho visto che riuscivo a controllare la tensione e mi sono piaciuto mentre tiravo. Sapevo di non essere inferiore agli altri, altrimenti non sarei stato convocato. Ma dovevo stare anche attento al pericolo opposto, ovvero quello di strafare, che mi avrebbe portato al disastro. Poi è andate come è andata e sono felicissimo. Pensa che avevo con me in piazzola il recordman mondiale indoor, lo svedese Erik Johnson. Il mio allenatore m’ha incitato a fare un punto più di lui. Alla fine io ho chiuso decimo, lui quindicesimo. Ecco un’altra bella soddisfazione!”.
Ora ricomincia la stagione delle gare indoor: palestre, palazzetti dello sport e così via. Poi di nuovo la primavera e il ritorno del 3D, con tante medaglie, regionali e nazionali, a cui puntare. E il primato nazionale di 3D da difendere, come campione in carica. E allora è inevitabile chiudere la nostra chiacchierata parlando di futuro. Sorride, sbuffa: “Beh – fa dopo un po’ – dopo aver provato un’esperienza così… confesso che mi ci sono voluti tre o quattro giorni, una volta tornato a casa, per fare mente locale… beh, pensi di non poterne più fare a meno. Della maglia azzurra, voglio dire. E allora ho deciso che farò tutto il possibile per tornare a vestirla e quello sarà il mio obiettivo finché ne avrò la forza. E questo non vuol dire affatto sminuire le altre gare, perché proprio quelle gare servono per arrivare, risultato dopo risultato, fino alla Nazionale. Sarà un impegno duro, ma ce la metterò tutta, investendo tutte le mie energie nel 3D. Ci sono tanti atleti di grandissimo livello e la competizione è dura”.
Infine i ringraziamenti. Che, conoscendo Graziano Torricelli, non sono di circostanza, ma sentiti sul serio. E quelli vanno “a tutti i tifosi a casa, alla mia famiglia, agli Arcieri della Torre di Formigine, a tutti quelli che hanno fatto così tanto per me e per permettermi di vestire la maglia della Nazionale”.
Io aggiungo anche tutti coloro che ci hanno letto. E che, spero, attraverso queste poche parole, potranno aver conosciuto un uomo e un arciere vero.

Il testo dell’intervista a Graziano Torricelli può essere ripreso liberamente citando la fonte © Luca Leone – 2015.