Ripercorriamo
i giorni della liberazione di Belgrado con la ricostruzione a cura del nostro autore Bruno Maran in Dalla Jugoslavia alle Repubbliche indipendenti.
“Così
il colonnello partigiano Jovan Vujosević descrive il ruolo dei combattenti
italiani: ”Gli infaticabili garibaldini giunsero a metà ottobre alle falde del
monte Avala, alla periferia della capitale; erano circa cinquecento i
combattenti anti-fascisti italiani.
Poco prima di giungere davanti a Belgrado osservavo la colonna in marcia: per le loro qualità morali e combattive, per armamento e ritmo nella marcia, per l’entusiasmo erano combattenti degni d’ammirazione. I battaglioni italiani si aprirono la strada combattendo dall’Avala all’Autocentro, dalla piazza Slavija alla via Kralj Milan, dalla via Četinješka alla Casa del soldato.
Il battaglione Garibaldi operò sul centro e il Matteotti verso la vecchia centrale elettrica. Dopo due giorni di battaglie di strada i compagni italiani avevano già strappato importanti posizioni ai tedeschi. Via via che si occupavano le parti della città, altri volontari si univano ai due battaglioni: erano italiani che si liberavano dalla prigionia dei tedeschi. I compagni italiani tennero testa per giorni al violento fuoco nemico”.
Così il colonnello partigiano Jovan Vujosević descrive il ruolo dei combattenti del monte Avala, alla periferia della capitale; erano circa cinquecento i combattenti anti-fascisti italiani.
Per saperne di più consigliamo la lettura di Dalla Jugoslavia alle Repubbliche indipendenti che ripercorre gli ultimi decenni della storia jugoslava, anno per anno, giorno per giorno.
Poco prima di giungere davanti a Belgrado osservavo la colonna in marcia: per le loro qualità morali e combattive, per armamento e ritmo nella marcia, per l’entusiasmo erano combattenti degni d’ammirazione. I battaglioni italiani si aprirono la strada combattendo dall’Avala all’Autocentro, dalla piazza Slavija alla via Kralj Milan, dalla via Četinješka alla Casa del soldato.
Il battaglione Garibaldi operò sul centro e il Matteotti verso la vecchia centrale elettrica. Dopo due giorni di battaglie di strada i compagni italiani avevano già strappato importanti posizioni ai tedeschi. Via via che si occupavano le parti della città, altri volontari si univano ai due battaglioni: erano italiani che si liberavano dalla prigionia dei tedeschi. I compagni italiani tennero testa per giorni al violento fuoco nemico”.
Così il colonnello partigiano Jovan Vujosević descrive il ruolo dei combattenti del monte Avala, alla periferia della capitale; erano circa cinquecento i combattenti anti-fascisti italiani.
Per saperne di più consigliamo la lettura di Dalla Jugoslavia alle Repubbliche indipendenti che ripercorre gli ultimi decenni della storia jugoslava, anno per anno, giorno per giorno.