Oggi, primo lunedì di ottobre, ricorre la Giornata Mondiale
dell'Habitat, un giorno importante per riflettere sul nostro stile di vita e
sull'impatto che ha sul nostro pianeta. Abbiamo chiesto un parere al nostro
autore Andrea Merusi, che vi riportiamo a questo link. Buona lettura!
Ogni
primo lunedì del mese di ottobre ricorre la Giornata Mondiale dell’habitat.
Celebrata per la prima volta dalle Nazioni Unite nel 1986 è diventata una
ricorrenza annuale a partire dal 1995.
Quando si parla di habitat si pensa all’ecologia che lo
definisce “il posto dove vive un organismo“.
Questa semplice definizione vale per tutti gli esseri viventi e riguarda quindi
anche l’uomo e le nostre città. Tant’è vero che l’obiettivo della Giornata
Mondiale non è solo quello di riflettere sulla tutela degli habitat naturali ma
anche sullo stato delle nostre città e dei nostri paesi e sul diritto di tutti
a vivere in un’abitazione adeguata.
Dal punto di vista ecologico la tutela degli habitat naturali è
di fondamentale importanza e la loro distruzione è uno dei principali problemi
ambientali, anche se la gravità della cosa non è particolarmente percepita
dalle persone. La perdita di habitat è strettamente legata alla perdita della
biodiversità. Basti pensare che è calcolato che ogni volta che una pianta si
estingue crollano con lei altre 10-30 specie di organismi vegetali, animali o
insettivori; poiché la pianta è l’habitat, cioè la casa, di diversi organismi
viventi. Nel 1997 la scienziata indiana Vandana Shiva scriveva che le
stime attuali indicano che ogni giorno la Terra perde una specie vivente, dei
5-10 milioni ritenute esistenti. E il dato non sembra migliorato di molto
considerato che secondo l’Unione Internazionale per la Conservazione della
Natura (IUCN), nel 2014 erano circa 22 mila le specie nel mondo a rischio
estinzione. Lo scorso agosto un team di scienziati ha pubblicato un report
sulla rivistaNature in cui si denunciava che tre quarti
delle specie in via di estinzione in tutto il mondo sarebbero in pericolo a
causa della conversione dei loro habitat in terreni agricoli e a causa dello
sfruttamento eccessivo delle risorse naturali.
Ma
come detto la definizione di habitat si applica anche all’uomo ed è giusto
interrogarsi sullo stato delle nostre città e sul diritto di tutti di avere una
casa. Anche su questi aspetti c’è molto da fare e probabilmente la gravità
della situazione è maggiormente percepita dalle persone. Le riflessioni su
questi temi sono però tantissime e toccano situazioni di grandissima
complessità. Probabilmente neanche un intero libro basterebbe per approfondire
questo argomento. Pensiamo a chi perde il proprio habitat per colpa di una
guerra, di un terremoto, di condizioni climatiche avverse, di un inquinamento
ambientale nocivo alla salute umana. E pensiamo a chi gli viene negato un nuovo
habitat perché considerato straniero, pericoloso, inaffidabile o semplicemente
a causa di costi di affitto troppo elevati. Pensiamo a chi la propria casa la
mette a disposizione ad altre persone e poi la ritrova distrutta e danneggiata.
Pensiamo a come spesso non viene rispettata la nostra città (e i nostri
concittadini) con sporcizia, danneggiamenti di opere pubbliche e con
l’abbandono di rifiuti.
Ma pensiamo anche agli aspetti positivi: a chi grazie alla condivisione di una casa trova un amico o un amore. Alla sensazione di sentirsi a casa anche quando in realtà si è distanti chilometri e chilometri. All’emozione che si prova quando ci si affeziona ad un posto o una città.
Le riflessioni da fare sono tante, mi limito a ricordare una notizia apparsa pochi giorni fa su alcuni giornali e relativa alla città di Parma, che è il mio habitat. Da un’indagine del franchising immobiliare Solo Affitti pare che tra città e provincia ci siano 51.331 case sfitte e che in Emilia-Romagna un’abitazione su cinque è vuota.
Questi dati dovrebbero interrogarci sulla possibilità di garantire un tetto per tutti, sulla dubbia necessità di costruire ancora nuove abitazioni su terreni vergini e sulla perdita di habitat e preziosa biodiversità causata da un’ulteriore cementificazione del suolo.
Buona Giornata Mondiale dell’Habitat a tutti.
Ma pensiamo anche agli aspetti positivi: a chi grazie alla condivisione di una casa trova un amico o un amore. Alla sensazione di sentirsi a casa anche quando in realtà si è distanti chilometri e chilometri. All’emozione che si prova quando ci si affeziona ad un posto o una città.
Le riflessioni da fare sono tante, mi limito a ricordare una notizia apparsa pochi giorni fa su alcuni giornali e relativa alla città di Parma, che è il mio habitat. Da un’indagine del franchising immobiliare Solo Affitti pare che tra città e provincia ci siano 51.331 case sfitte e che in Emilia-Romagna un’abitazione su cinque è vuota.
Questi dati dovrebbero interrogarci sulla possibilità di garantire un tetto per tutti, sulla dubbia necessità di costruire ancora nuove abitazioni su terreni vergini e sulla perdita di habitat e preziosa biodiversità causata da un’ulteriore cementificazione del suolo.
Buona Giornata Mondiale dell’Habitat a tutti.