Ieri mattina sono stato a Istočno Novo Sarajevo, letteralmente "Nuova Sarajevo orientale". Si tratta di una città sorta dal nulla dopo la guerra, nella quale sono confluiti tutti quei serbi che, per le più diverse ragioni, hanno deciso di lasciare la capitale. Istočno Novo Sarajevo sorge laddove prima vi era una gigantesca caserma dell'esercito jugoslavo, oggetto di raid aerei Nato - e con essa, il vicino enorme catering dove venivano preparati i pasti per i militari - anche perché annesso vi era un poligono per le esercitazioni di tiro dei carri armati (poi ampiamente utilizzati per l'assedio di Sarajevo) e qualche hangar dentro cui probabilmente c'erano cose o attività che non risultavano compatibili con la ricerca della pacificazione made in Usa in Bosnia Erzegovina.
A Istočno Novo Sarajevo per fortuna la Nato non ha fatto uso di uranio impoverito e oggi vi vivono più o meno 12.000 persone, con attività produttive rivolte principalmente al terziario. Ieri c'era un bel sole e i bambini giocavano nel parco pubblico.
Qui ho incontrato una persona in carne e ossa e un fantasma. L'uomo in carne e ossa è un giovane professore di storia serbo-bosniaco, ardente nazionalista, desideroso di spiegare al giornalista in visita alla città le sue ragioni e quelle degli altri serbo-bosniaci che la pensano come lui. Ne è nata un'oretta e mezza di intensa discussione politica in un bar dal nome italiano, molto interessante per entrambi (speriamo anche per gli altri presenti...). Devo ammettere che le ragioni del mio nuovo amico professore sono interessanti, avvincenti e persino quasi convincenti, se non fosse che non intende partire da un presupposto, ovvero dal fatto che l'aggressione militare contro la Bosnia è partita dapprima dalla Serbia, poi dalla Croazia. Un particolare potrebbe risultare interessante: come poteva l'esercito serbo-bosniaco, nel 1992, bombardare con gli aerei le città e le popolazioni civili se tutti gli aerei da guerra erano sotto il controllo di Belgrado?
Con il mio nuovo amico (ci si può stimare anche se la si pensa in maniera diametralmente opposta) siamo poi andati a fare visita al fantasma di un giovane vissuto circa un secolo fa e, suo malgrado, entrato (o scaraventato da eventi e trame ben più grandi di lui) nella Storia. La passione dei serbi per Gavrilo Princip è infatti ben nota. Attraverso un ragionamento forse un po' contorto e molto idealistico, il povero Princip viene assurto a modello di serbo che ha lottato per i suoi diritti e per la sua libertà. Io credo che sia stato un ragazzo finito in una storia molto più grande di lui e poi diventato uno dei più grossi capri espiatori della storia dell'umanità, ma è giusto che ognuno la pensi a modo suo.
A Istočno Novo Sarajevo c'è una bella statua di Gavrilo Princip e un murale sul muro di un palazzo. La tomba del giovare assassino si trova invece a Sarajevo. Mito o no, spero che il mio nuovo amico e tutti gli altri capiscano, oggi e per sempre, che non è con la morte che si risolvono le cose, ma con la politica. La buona politica. Ad avercene, in effetti, in Bosnia Erzegovina e non solo lì...