Una notizia positiva: in meno di 12 mesi è entrato in
vigore l’accordo globale sul clima firmato a Parigi lo scorso 12 dicembre. Con
il voto favorevole del Parlamento europeo l’accordo ha raggiunto infatti la
soglia di ratifiche che consente la sua entrata in vigore.
Oggi "abbiamo varcato la prima soglia per l'entrata in vigore, – ha
commentato il segretario generale delle Nazioni Unite, Ban Ki-moon,
nel suo intervento alle Nazioni Unite – dobbiamo essere uniti e coesi di fronte
a questa sfida, abbiamo l'opportunità di un futuro più giusto ed equo per una
terra più sana e sicura".
L’Accordo di Parigi prevede la riduzione della produzione di ossido di
carbonio dei Paesi aderenti "il più presto possibile" e l’impegno
degli stessi Paesi di fare del loro meglio per mantenere il riscaldamento
globale "ben al di sotto di 2 °C" in più rispetto ai livelli
pre-industriali.
Per ratificare il protocollo di Kyoto del 1997 – che impegnava solo i Paesi industrializzati a tagliare
le emissioni di CO2 – ci sono voluti più di sette anni;
questa volta ne è bastato meno di uno. Perché l'accordo entrasse in vigore
erano necessarie le ratifiche di almeno 55 Paesi responsabili di almeno il 55%
delle emissioni globali. Fino a ieri lo avevano fatto 62 Paesi responsabili del
51,89% delle emissioni globali. Con il sì dell'Unione europea, il cui peso
rappresenta il 12% dei gas serra, la soglia è stata superata.
Con l'entrata in vigore
dell'accordo di Parigi si apre ora un nuovo capitolo, tutto in divenire.
L'intesa raggiunta sta già portando a modifiche radicali del sistema produttivo
e dell'organizzazione delle città. Ma tra gli obiettivi di Parigi e le misure
finora decise dagli Stati c'è una distanza enorme, gli impegni non sono
sufficienti. Per mettere in sicurezza l'atmosfera occorrerà raddoppiare gli
sforzi, credendoci davvero tutti.
Segnaliamo su
questo tema la lettura del libro di Andrea Merusi dal titolo “La sfida di oggi. Il cambiamento climatico e il rapporto tra uomo e natura”