giovedì 25 giugno 2015

26 giugno: Giornata mondiale in memoria delle vittime della tortura

"Nessun individuo potrà essere sottoposto a tortura o a trattamenti o punizioni crudeli, disumani e degradanti recita l’articolo 5 della Dichiarazione universale dei diritti umani sancendo uno dei diritti umani più saldamente protetti dal diritto internazionale. Infatti, oltre a essere affermato nella Dichiarazione universale dei diritti umani e ribadito in strumenti internazionali – come il Patto internazionale per i diritti civili e politici – e regionali, il divieto di tortura viene sancito in una Convenzione ad hoc nel 1984: la Convenzione delle Nazioni Unite contro la tortura e altre pene o trattamenti crudeli, disumani e degradanti.
Il divieto di tortura è assoluto: questo significa che un pubblico ufficiale o una persona che agisca a titolo ufficiale non possa mai infliggere intenzionalmente dolore o sofferenze gravi a un’altra persona anche in situazioni di emergenza, quali una guerra, una catastrofe naturale o creata dall’uomo.
Nonostante l’obbligo per gli Stati parte della Convenzione di considerare reato la tortura, indagare in modo approfondito e imparziale su qualsiasi denuncia e perseguire i responsabili, la tortura è ancora oggi molto diffusa; negli ultimi cinque anni Amnesty International ha registrato casi di tortura in 141 Paesi al mondo.
“Il 23 giugno il ministro dell'Interno Angelino Alfano ha rassicurato le forze di polizia che il reato di tortura non è contro di loro”, commenta Riccardo Noury, portavoce della sezione italiana di Amnesty International. “Ma mai nessuna delle organizzazioni per i diritti umani che dal 1989 chiedono che l'Italia si doti di una norma contro la tortura – continua Noury – ha sostenuto che quel reato dovesse essere usato "contro" la polizia. Piuttosto, dovrebbe essere usato per tutelare le persone dalla tortura e dare giustizia alle vittime della tortura.
Nella stessa occasione il ministro Alfano ha detto che il reato di tortura è giusto, ci vuole. L'Italia ha assunto un preciso obbligo nel 1989, ratificando la Convenzione delle Nazioni Unite contro la tortura. Se spetta al parlamento approvare finalmente, dopo quattro Legislature, il reato di tortura, è dovere di un governo dar seguito agli obblighi internazionali assunti. L'uno e l'altro, dopo 26 anni, – conclude Noury – colmino finalmente questo doloroso ritardo”.
In occasione della Giornata mondiale il segretario generale dell’Onu Ban Ki-Moon ha inviato un messaggio nel quale si rileva che ”nonostante l’esistenza di un esauriente quadro giuridico e istituzionale per la prevenzione della tortura, questa è ancora largamente tollerata o addirittura praticata dai governi e l’impunità dei responsabili continua a persistere. L’appuntamento è quindi è un’occasione per riaffermare il diritto di tutti, uomini e donne, di viveri liberi dalla paura della tortura. Questa, così come qualsiasi forma di trattamento o punizione crudele, degradante e inumana, non ha alcuna giustificazione in nessun luogo e in nessuna circostanza”.
”Esorto tutti gli Stati membri delle Nazioni Unite che non hanno ancora provveduto – continua il messaggio – a ratificare e applicare la Convenzione Onu contro la tortura e le disposizioni del Protocollo Facoltativo. Inoltre faccio appello a tutti gli Stati membri, affinché supportino le visite del Relatore Speciale delle Nazioni Unite sulla tortura in quei luoghi dove gli individui sono deprivati della propria libertà nel loro stesso Paese e si impegnino a promuovere una maggior cooperazione per garantire il completo accesso”.
Segnaliamo sul tema:
Anahì del mare, dedicato alla dittatura in Uruguay e alla terribile repressione
L’Esecutore, sull’abolizione della pena di morte in Francia, nel 1981
Mala Dies, in cui si affronta il tema degli ospedali psichiatrici giudiziari in Italia
La trappola, un’odissea dall’Africa all’Europa
Mass Games, sulla Corea del Nord, uno Stato prigione
Uomini e belve, con testimonianze di torture dai Sud del mondo