martedì 16 giugno 2015

Anche Mosca contro la risoluzione di Londra su Srebrenica

Come era scontato che fosse, dopo Belgrado e Banja Luka anche la Russia di Vladimir Putin ha espresso la sua contrarietà alla bozza di risoluzione che la Gran Bretagna intende presentare al Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite per ricordare le vittime di Srebrenica nel ventennale del genocidio e auspicare la completa pacificazione del Paese balcanico. A detta del presidente della Commissione Esteri del parlamento (Duma) russo, Aleksiej Pushkov, in visita in Serbia, la bozza di risoluzione che dovrebbe essere discussa il prossimo 7 luglio al Palazzo di Vetro di New York è destinata ad arrecare più svantaggi che vantaggi e rischia di mettere contro le popolazioni musulmane e quelle ortodosse locali.
L’altro ieri il padre e padrone della Repubblica serba di Bosnia (Rs), il milionario ultranazionalista Milorad Dodik, aveva espresso totale contrarietà verso l’iniziativa britannica e aveva rimarcato una volta di più che la Bosnia Erzegovina non è nella condizione di continuare sulla strada unitaria decisa dagli Accordi di Dayton, arrivando una volta di più ad auspicare la secessione dell’Entità, fortemente voluta da Mosca in questa triste epoca di rigurgiti di nazionalismi e negazionismi e di rinnovata guerra fredda.
Ogni commento è superfluo. Russia, Serbia e Repubblica serba di Bosnia non volendo condannare il genocidio si schierano apertamente al fianco di chi lo ha perpetrato, dunque si pongono al di fuori della stessa comunità internazionale e del diritto internazionale. Chi più soffre questa situazione sono, una volta di più, le superstiti di Srebrenica, dove tra l’11 e il 16 luglio 1995 furono massacrate 10.701 persone, tutti civili e quasi tutti maschi di età compresa tra i 12 e i 76 anni. Chi più se ne avvantaggia sono gli estremisti, non solo quelli dell’universo ortodosso, ben rappresentati dagli attuali governi russo, serbo e serbo-bosniaco, ma anche quelli del mondo islamico, turchi e sauditi in testa, che approfitteranno di questa ingiustificabile alzata di scudi russo-serba. È un preciso disegno, questo, non qualcosa di lasciato al caso. Su questo non vi sono più dubbi. Ed è stato reso possibile dal pressappochismo e dalla superficialità con cui l’Unione europea e i nostri mediocri rappresentanti hanno, in questi ultimi vent’anni, trattato la tragedia bosniaca.