venerdì 19 giugno 2015

Giornata mondiale del rifugiato 2015: da Ventimiglia


Si celebra il 20 giugno la Giornata mondiale del Rifugiato, promossa dall’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati (Unhcr). Numeri impressionanti sono raccolti nel rapporto stilato dall’Unhcr: 60 milioni di persone, 8,3 milioni più dello scorso anno, 23 milioni più di dieci anni fa. Sono uomini, donne e soprattutto bambini, oltre la metà, i rifugiati, richiedenti asilo, sfollati e apolidi nel mondo nel 2014.
Abbiamo chiesto al nostro autore e storico Enzo Barnabà, che ha sapientemente raccontato di quando i migranti eravamo noi, nelle saline francesi di fine Ottocento in Aigues Mortes, il massacro degli italiani tra pochi giorni in libreria, una breve riflessione.
“Io vivo a Grimaldi a poche centinaia di metri da Ponte San Ludovico, dove la polizia francese sta bloccando i migranti. Voglio riferire un episodio occorsomi qualche giorno fa. Ero davanti alla porta di casa quando, dal sentiero che sale su verso il paese vedo arrivare tre giovani di colore (due ragazzi e una ragazza) che fanno cenno di volermi parlare. Hanno una ventina d'anni e sono probabilmente eritrei. Li aspetto. Quando sono vicini, uno dei ragazzi mi dice "church, church" e, per farmi meglio capire, giunge le mani e fa per inginocchiarsi. Gli faccio cenno che ho capito e gli indico la direzione della chiesetta del paese che si trova a un centinaio di metri. Mi ringraziano chinando il capo e si avviano in quella direzione. Chissà quante volte - dico tra me e me - attraversando il Sahara o il Mediterraneo su incerti barconi, avranno fatto quanto si accingono a fare.
Successivamente, non li ho più visti passare. Probabilmente non sono ritornati sugli scogli della frontiera e hanno continuato il loro cammino prendendo il sentiero che va verso nord e che poi, attraversata la passerella sul torrente, si inerpica verso ponente, sfiora il Passo della Morte e arriva a Garavan, il quartiere di Mentone più vicino all’Italia. È il “Sentiero della Speranza” che da più di un secolo viene percorso da chi spera di trovare al di là della frontiera una vita migliore: antifascisti, ebrei, migranti economici di ogni nazionalità. A decine si contano i decessi di chi ha sbagliato strada ed è precipitato dalle falesie che guardano il mare. L’ultimo italiano si chiamava Mario Trambusti, un giovane panettiere di Bagno a Ripoli. Più fortuna ha avuto Robert Baruch, ebreo meranese, che ha potuto sfuggire alle leggi razziali percorrendo lo stesso cammino e della cui esistenza, giunto a Nizza, si è affrettato, mediante uno schizzo, a informare la propria comunità. Il problema, giunti in Francia, era quello di non essere ricacciati indietro dalla polizia. Lo stesso rischio che hanno corso i tre giovani eritrei”.