giovedì 25 giugno 2015

Il sorriso di Charlie – Giornata mondiale in memoria delle vittime della tortura


Un estratto da un mio vecchio e caro libro, Uomini e belve.Storie dai Sud del mondo, purtroppo ancora così drammaticamente attuale.
“Charlie ha in testa un vecchio cappello di velluto beige. Sorride. Mostra de­gli splendidi denti bianchi. Grandi. Perfettamente allineati. È arrivato in Italia nel novembre 2002 dopo avere lasciato la Liberia, il suo Paese natale sconvolto dalla guerra. Charlie sorride, dunque. Lo fa affabilmente e stringe con vigore ogni mano che gli viene tesa. La sua voce somiglia a un sussurro, un fioco sof­fio quasi impercettibile. «Sono in Italia – racconta – perché un giorno d’estate del 1999 il National Patriotic Front of Liberia (Npfl) ha deciso che avrei dovuto imbracciare le armi per combattere contro altri liberiani».
«Io – riprende a raccontare Charlie – all’imposizione del National Patriotic Front risposi di no. Che non avrei mai vestito la divisa. Perché sono un paci­fista. E perché non volevo sulla coscienza dei fratelli uccisi dalle mie mani. Il Fronte non reagì bene. Nell’agosto del 1999 mi arrestarono, trascinandomi in carcere. Ho vissuto per tre anni tra quattro luride mura. Fui liberato nell’ago­sto del 2002». Ma Charlie non potrà mai più cancellare quei 36 mesi. «Non c’è stato giorno, non c’è stata ora in cui i miei carcerieri non mi imponessero umiliazioni o in cui non mi infliggessero torture e violenze fisiche e morali d’ogni genere. Ogni giorno – riprende con gli occhi velati d’angoscia – i militari mi costringevano per ore a mettermi accosciato, nella posizione di una rana, e a saltare. E questo finché non si stancavano di ridere e di divertirsi con la mia sofferenza. Spesso mi te­nevano per lungo tempo sospeso da terra, legato per le braccia o per i polsi». Ma la tortura è un’altra cosa. Mi guarda quasi attonito. Ora sembra rianimarsi. Sorride di nuovo «La tortura? Ne vuoi vedere un esempio? – fa con gli occhi lucidi, che rispecchiano il tonfo dell’anima nella palude infestata dei fantasmi dei ricordi – Ecco che cosa vuol dire essere torturati dai militari del Npfl». Avvicina una mano alla bocca. Il sorriso, quel bel sorriso fatto di denti grandi e perfettamente allineati, ora è lì, sul palmo della mano di Charlie, tenuto in­sieme da una placca rosa. «Questa – fa dopo avere rimesso la protesi in bocca – è una delle conseguenze meno spiacevoli che possono capitare a chi viene torturato. Senza contare che ogni volta, dopo essere stato picchiato, nessuno ha mai pensato di portarmi in infermeria per medicarmi le ferite».
Nell’agosto del 2002 venne proclamata un’amnistia. Il Npfl decise di svuo­tare le carceri. Dopo una tragedia lunga tre anni anche Charlie poté tornare a vedere la luce del sole. Ma, per assurdo, la sua vita era a questo punto più in pericolo di prima.”
La testimonianza di Charlie è raccontata in Uomini e belve.Storie dai Sud del mondo di Luca Leone ed è liberamente disponibile per la stampa citando la fonte © Infinito edizioni – 2015.