giovedì 22 giugno 2017

Brammertz incalza Belgrado e Banja Luka: “Riconoscete ufficialmente il genocidio di Srebrenica”

“Purtroppo oggi la negazione del genocidio di Srebrenica è diventata molto comune, ma dobbiamo sperare che sia a Belgrado sia a Banja Luka quel crimine venga finalmente riconosciuto in modo ufficiale”: è quanto ha detto al quotidiano sarajevese Oslobođenje il procuratore capo del Tribunale penale internazionale per i crimini di guerra nella ex Jugoslavia (Tpi), Serge Brammertz, aggiungendo che “il genocidio rappresenta la questione più sensibile per le vittime, in special modo per i famigliari degli uomini e dei ragazzi uccisi e per i 30.000 anziani, donne e bambini scacciati dalle loro case.
Le solite schermaglie in vista dell’11 luglio, data in cui il mondo dovrebbe fermarsi per ricordare il genocidio di Srebrenica, perpetrato dall’esercito serbo-bosniaco e dai paramilitari serbi e greci davanti ai caschi blu inermi ai danni di un numero a oggi ancora imprecisato di maschi dai 12 ai 76 anni, ma comunque non inferiore alle diecimila persone. Qualcuno si aspetta un segnale dal neo-moderato ed ex-ultranazionalista presidente serbo Alexandar Vučić, la cui presunta moderazione è legata a interessi contingenti piuttosto che a una reale convinzione personale. Impensabile invece che il presidente dell’entità amministrativa della Repubblica serba di Bosnia, Milorad Dodik, faccia un passo del genere, essendo lui il leader massimo e riconosciuto del negazionismo in chiave serba. E a fine anno il Tpi chiuderà i suoi battenti, mentre ancora almeno 16.000 criminali girano a piede libero senza aver pagato per gli orrori commessi durante i conflitti balcanici tra il 1991 e il 1999.