Višegrad, Bosnia orientale, primavera del 1992. Finita a
partire dal 19 maggio sotto il controllo del gruppo paramilitare delle Aquile
bianche, guidato dai cugini Milan
e Sredoje Lukić, da circa un mese la città è oggetto di un lavoro
radicale di pulizia etnica da parte
degli estremisti serbo-bosniaci ai
danni della popolazione civile musulmano-bosniaca, che costituisce circa il 64
per cento dei residenti.
Il 14 giugno, nel succedersi
degli eventi, appare come uno dei giorni più tragici della storia contemporanea
di Višegrad e del conflitto bosniaco-erzegovese,
segnato dall’eccidio di Pionirska ulica e da un’altra uccisione di massa.
Ripercorriamo quel terribile giorno grazie all’attento lavoro di ricostruzione del
giornalista Luca Leone nel libro Višegrad. L’odio, la morte, l’oblio.
“14 giugno 1992, si
festeggia il Vivovdan, la
festa serba che ricorda il martirio di San Vito nel 303 dopo Cristo. Per gli
ultranazionalisti serbi l’occasione è ghiotta per bagnare la
ricorrenza con sangue infedele. A Višegrad una settantina di persone –
principalmente donne, bambini e anziani – vengono
fatte entrare a forza e rinchiuse nella cantina di una casa di Pionirska
ulica, una via non centrale, nel quartiere di Nova Mahala. L’abitazione, oggi restaurata, è di
proprietà di un musulmano, Adem Omeragić. Prima,
però, tutte le persone sequestrate vengono derubate di ogni avere e alcune
donne vengono stuprate davanti a tutti. Milan e Sredoje Lukić, Mitar Vasiljević e i loro paramilitari tirano una granata in casa
attraverso una finestra. Poi Milan Lukić in persona appicca il fuoco gettando
dentro la casa un ordigno incendiario. Le fiamme salgono alte dopo pochi
secondi e non si affievoliscono prima di ore. Nel rogo muoiono almeno 55 civili
(secondo alcune fonti, fino a sessanta), oggi ricordati da una targa apposta su
una parete esterna della casa, contro la volontà dell’amministrazione comunale
in carica. La vittima più anziana ha 75 anni, la più giovane è una bimba di
soli due giorni di vita. Tra le fiamme ardono i corpi di un’intera famiglia di
46, forse 48, persone. Era la famiglia Kurspahić, cui la piccola di due giorni
di vita apparteneva. Tra i morti ci sarebbero 17 bambini con meno di 14 anni
d’età. Alcune vittime predestinate riescono a fuggire approfittando del fumo,
non viste dagli aguzzini. Altre, invece, almeno una decina, vengono individuate
e ammazzate senza pietà a colpi d’arma da fuoco. A sparare è soprattutto Milan
Lukić, che di mestiere faceva il militare e aveva un’ottima mira. I pochi
sopravvissuti testimonieranno al Tribunale penale internazionale per i crimini
di guerra nella ex Jugoslavia (Tpi) de L’Aja contro i due cugini Lukić. In
particolare contro Milan, il cui nome in codice presso il Tpi era Lucifero.
Nella stessa giornata, una cinquantina di uomini appartenenti al gruppo
nazionale musulmano-bosniaco viene fatta salire a bordo di mezzi civili che
compongono un convoglio con destinazione Tuzla. Lungo la strada i mezzi vengono
intercettati e fermati dai militari dell’esercito della
Repubblica serba di Bosnia. I prigionieri sono costretti a salire su un autobus
per essere portati a una cinquantina di chilometri da Višegrad, a
Rogatica, dove passano la notte. Da qui la mattina del 15 giugno i prigionieri
vengono fatti proseguire fino a Paklenik, in prossimità della gola di Propast.
Tutti vengono uccisi, tranne Ferid Spahić, che diventerà un testimone
chiave. I resti dei morti vengono recuperati solo nel Duemila. Per questo crimine sono stati
accusati solo Mitar Vasiljević, Nenad Tanasković e i due cugini Lukić”.
Višegrad. L’odio, la morte, l’oblio, reportage scritto sul campo dal giornalista Luca Leone racconta le vicende,
raccoglie le testimonianze di tutte le parti e fa il punto
sull’episodio che ha rappresentato la prova generale di ciò che
sarebbe accaduto tra il 1992 e il 1995 a Srebrenica, Prijedor, Foča e
in altri luoghi passati alla storia per la crudeltà degli eventi verificatisi.
“Venticinque anni di silenzi complici, di rimozione, di inganni e
tradimenti. Di quel negazionismo spicciolo che si nutre di ‘letteratura’
cospirazionista e che, per mera affiliazione ideologica, ci spiega ogni tanto
con un post tradotto o scritto pure male, che è tutto falso”.
(Riccardo Noury)
Il libro:
Titolo: Višegrad. L’odio, la morte, l’oblio
Autore: Luca Leone
Titolo: Višegrad. L’odio, la morte, l’oblio
Autore: Luca Leone
€
14,00 – pag. 208
Con
il patrocinio di Amnesty International sezione italiana, Cisl Emilia Romagna,
Iscos Emilia Romagna, Mirni Most