martedì 7 luglio 2015

Dodik il provocatore e il referendum contro la magistratura centrale bosniaca

Nel giorno in cui il Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite dovrebbe pronunciarsi sulla proposta di risoluzione britannica in occasione del ventennale del genocidio di Srebrenica, il parlamento dell’Entità amministrativa della Repubblica serba di Bosnia (Rs) è impegnato nell’esame dell’ennesima proposta provocatoria del mai domo presidente serbo-bosniaco Milorad Dodik, milionario ultranazionalista e negazionista amico di Vladimir Putin e da anni impegnato in una personale battaglia per disgregare la Bosnia Erzegovina nata con gli imperfettissimi Accordi di pace di Dayton.
Il nuovo “strappo” di Dodik consiste nel voler far approvare dal parlamentino della Rs – in cui ha una maggioranza piuttosto incerta e zoppicante – un referendum per sottrarre l’Entità da lui presieduta dall’autorità della magistratura centrale. Quella che, per inciso, sarebbe investita dal compito di indagare sui crimini di guerra, attività fin qui intrapresa con molta timidezza, a voler essere bonari.
Secondo Dodik, il referendum s’impone perché l’esistenza della magistratura centrale non sarebbe prevista dagli Accordi di Dayton – che, per inciso, Dodik critica quotidianamente – ma è stata imposta dalla volontà degli Alti rappresentanti internazionali, cui gli Accordi di Dayton riconoscono dei poteri enormi, quasi proconsolari.
Secondo il vulcanico tycoon serbo-bosniaco, il referendum potrebbe essere indetto già per il prossimo settembre, ovvero tra due mesi.
A parte tutte le riserve del caso, tanta fretta, oltre a non essere buona consigliera, sembra sospetta…