venerdì 31 luglio 2015

Sarajevo, migliaia in piazza contro la nuova legge sul lavoro

Alcune migliaia di persone si sono date appuntamento ieri sotto la sede del Parlamento e del governo bosniaco-erzegovese per protestare contro la nuova legge sul lavoro che sta per essere sottoposta all’esame definitivo del parlamento dell’Entità della Federazione della Bosnia Erzegovina (FBiH) per l’approvazione.
La proposta di legge, che ha trovato un accordo all’interno del complesso mosaico di partiti che costituisce la maggioranza in Federazione, è considerata dai sindacati e dai (pochi) lavoratori impiegati in Bosnia come un grave passo indietro nel rispetto dei diritti dei lavoratori.
La nuova normativa sul lavoro è stata vivamente “suggerita” dall’Unione europea nell’ambito dell’implementazione degli Accordi di pre-adesione alla Ue, che non vede di buon occhio la normativa vigente che, seppur largamente disattesa, è considerata poco tutelante per le aziende, sia bosniache che straniere, attive nel Paese. Di qui la decisione del Parlamento della Federazione di approvare una legge che abbatte queste norme, approvandone altre più “business friendly”, sulla base delle aspettative della Ue.
Va ricordato che una parte delle norme sul lavoro oggi in vigore in Bosnia Erzegovina rappresenta un’eredità della Jugoslavia. Al contempo, va ricordato che, benché le statistiche ufficiali fissino il tasso di disoccupazione intorno al 40%, nella realtà questo è da tempo inchiodato almeno dieci punti percentuali più in alto e lo stipendio medio di chi lavora è intorno ai 400 euro mensili, con prezzi spesso “occidentali” per molti generi di consumo, come ad esempio le scarpe.
In Republika Srpska (Rs), la seconda Entità in cui è stata suddivisa la Bosnia Erzegovina, la situazione non è migliore, poiché è allo studio da parte del Parlamento locale una riforma molto simile, sempre “suggerita” dalle teste d’uovo della Ue, il che sta facendo crescere il malcontento anche a Banja Luka.
Insomma – naturalmente in negativo – l’Unione europea sta riuscendo laddove tutti fin qui hanno fallito, ovvero a mettere d’accordo, in Bosnia, musulmani, serbi e croati…