mercoledì 29 luglio 2015

L’insalata russa: Mladić, il cuore malato e una piccola grande farsa

La notizia è di quelle da 1° di aprile, ma vale la pena darla sia perché ne ha parlato con una certa enfasi “Radio Sarajevo” sia perché ormai con i giudici del Tribunale per i crimini di guerra nella ex Jugoslavia (Tpi) tutto è possibile.
Il governo della Russia si farebbe garante del rilascio provvisorio dell’ex generale Ratko Mladić, sotto processo all’Aja per genocidio, crimini di guerra e crimini contro l’umanità, qualora le sue condizioni di salute fossero tali da rendergli necessario un ricovero in una struttura specializzata in patologie cardio-vascolari.
E poiché – si sa – l’Olanda è un Paese del quarto mondo e i medici presenti ancora praticano cure mediche che riportano all’affascinante lettura del best seller-polpettone di qualche decennio fa dal titolo “Sinuhe l’egiziano”, allora niente di meglio che mandare il malandato boia di Srebrenica a curarsi in casa del suo principale protettore, appunto la Russia negazionista del genocidio.
Non è detto che non si tratti di una bufala, ma l’enfasi data da “Radio Sarajevo” alla notizia pubblicata sulla testata serbo-bosniaca “Press Rs” (che dal suo sito web appare come una sorta di tabloid scandalistico per gente annoiata) fa temere che ormai all’Aja siano cominciati i saldi di fine stagione e che presto la gabbia di Mladić sia destinata ad aprirsi, facendo slazzare via il presunto genocida di Srebrenica esattamente come è recentemente avvenuto con un altro “pezzo da novanta” dell’estremismo serbo, Vojislav Šešelj, il cui tumore s’è rivelato poi non così grave e definitivo, vista l’attitudine del suddetto ad andare in giro da mesi a bruciare bandiere per le piazze di Belgrado contornato da plaudenti nostalgici dei bagni di sangue balcanici.
Qualora il cinico Ratko dovesse svolazzare via dalla gabbia, il cuore di “cuordipietra Mladić” sarebbe messo nelle mani degli amorevoli chirurghi di una clinica di Mosca, fondatori addirittura di un comitato a favore dell’ex generale. Dei veri illuminati, beati loro.
Una storia davvero da “Libro cuore”, se non fosse che dall’altra parte ci sono i cuori palpitanti di decine e decine di migliaia di vittime di Mladić, che vorrebbero finalmente assistere alla condanna in primo e in secondo grado dell’uomo che ha distrutto le loro esistenze e quelle dei loro cari ammazzati e inumati in fosse comuni, invece di assistere a certi stomachevoli balletti sulle ceneri di quell’utopia che in Europa si chiama giustizia.