giovedì 9 luglio 2015

#MeseDellaMemoria: Srebrenica vent’anni dopo/7-Srebrenica e il Tribunale delle Donne

Srebrenica e il Tribunale delle Donne
I vent’anni trascorsi dal genocidio di Srebrenica rappresentano la misura temporale vicina e allo stesso tempo necessaria per avere una prospettiva storica dei fatti. I protagonisti sono ancora vivi, i testimoni pure, i luoghi quasi intatti. Non sentiamo la necessità, come per la prima guerra mondiale, di storicizzare troppo l’accaduto. Di mettere nel contesto storico i nomi, le etnie, le religioni, gli atti dei criminali, delle vittime. Ma non bisogna mai racchiudere le vite perse solo in due date con un trattino in mezzo, la data di nascita e quella di morte. Quanto è accaduto è limpido e trasparente come non mai, si sa oramai tutto, non ci sono dubbi… eppure, qualcosa manca. Mancano istituzioni efficienti e adeguate che sappiano punire, fermare e raccontare il delitto. Perché altri genocidi sono successi e succedono, perché forse per Srebrenica manca una Hannah Arendt che a Gerusalemme, durante il processo a Eichmann, descrisse la banalità del male senza prendere parte etnica o politica.
E vent’anni dopo, oltre a ricordare, che fa male, molto male alle persone coinvolte, ma fa bene, molto bene a coloro che tutt’ora lo ignorano, bisogna anche vedere come si fa o si è fatto a superare un trauma storico come questo, in mezzo all’Europa. Crescere e andare oltre: le uniche che hanno lavorato duramente e nella direzione della costruzione della pace sono state le donne. Hanno parlato con i sopravvissuti, raccolto i racconti – soprattutto delle donne vittime di violenza di qualsiasi tipo –, hanno scritto così la storia alternativa. Lo hanno fatto con libri, incontri e, nel gran finale, con l’incredibile istituzione del primo Tribunale delle Donne in Europa che si è tenuto lo scorso maggio a Sarajevo. I tribunali ufficiali sono stati finora inadeguati e inefficienti, ma il Tribunale delle Donne, composto da sopravvissute, da protagoniste, da teoriche ed esperte, pur senza una vera forza legale ha messo a punto il quadro storico in tutte le sue sfumature dando dei consigli per un futuro di riconciliazione e di pace nella regione. La vera via pacifista e pacifica in fondo può essere percorsa solo da coloro che hanno vissuto la guerra e da coloro che non portano vendetta e persecuzione nel loro agire. E questo sono quelle donne. Il tribunale è stato organizzato dalle Donne in nero della Serbia – di cui io sono parte –, quella stessa Serbia da dove è partito il male, insieme a molti altri gruppi di pacifiste, attiviste femministe della regione, seguite da femministe esperte internazionali. È stato un momento storico, da ricordare e da unire alla data del genocidio di Srebrenica, così che le vite perse possano riconquistare la loro dignità e noi un po’ di speranza.

Jasmina Tešanović